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problematiche organizzative e professionali
● Anziano, Grande
Anziano, Malattia Cardiovascolare
e Sistema
Sanitario: problema o opportunità
● Anziano, Grande
Anziano, Malattia Cardiovascolare
e Rischio Clinico
Anziano, Grande Anziano,
Malattia
cardiovascolare
e Sistema Sanitario:
problema o opportunità
Giuseppe Rosato
Direttore Generale
A.O.R.N. San Giuseppe Moscati Avellino
L’epidemiologia indica che nei prossimi anni il fenomeno
dell’invecchiamento della popolazione è destinato ad aumentare.
Anche se le
dinamiche demografiche ed epidemiologiche non devono
condizionare in senso pessimistico l’impegno ad intervenire in
modo adeguato per migliorare la condizione vitale delle persone
anziane, resta come riferimento il recente dato pubblicato
dall’ISTAT secondo il quale mantenendo gli attuali livelli di
sopravvivenza nelle varie età della vita, nei prossimi anni il
50% della popolazione maschile supererà gli 81 anni e il 25% gli
88. Per il genere femminile il 50% supererà gli 86 anni e il 25%
i 92. Nel 2050 ci saranno molti più nonni che nipoti. Si è
calcolato che un bambino che nasce oggi, avrà sulle spalle, per
così dire, 2 genitori, 4 nonni e 2 bisnonni. Ce la farà a
sostenere questo peso economico?
Dipende
dalle nostre capacità di programmazione e da come interpretiamo
questo tipo di evoluzione demografica. In questo panorama
l’Italia è uno dei Paesi europei con il maggiore indice di
invecchiamento, che significa crescita esponenziale delle spese
di cura per anziani, ospedaliere e territoriali per il prossimo
futuro. Recentemente è stata presentata al Parlamento Europeo la
ROAD map for EUROPEAN AGEING RESEARCH, che identifica tra le
priorità per il futuro della terza e quarta età:
·
Vivere più anni ma
in salute
·
Mantenere e
rafforzare le capacità mentali
·
Garantire la
qualità e sostenibilità dei sistemi di protezione sociale
·
Favorire il
benessere della terza e quarta età a casa e negli ambienti
comunitari
·
Sconfiggere le
ineguaglianze nell’invecchiamento.
Il Piano
Sanitario Nazionale 2011/2013 indica tra le priorità per il
cambiamento, una profonda revisione organizzativa dei servizi
sanitari e sociali in modo da realizzare un’effettiva
integrazione a tre livelli:
ISTITUZIONALE, GESTIONALE e PROFESSIONALE.
Uno dei
campi dove è maggiormente sentita la necessità di tale
integrazione è quello riguardante l’assistenza all’anziano
“FRAGILE”, caratterizzato da una condizione patologica che si
sfuma con le modificazioni fisiologiche caratteristiche
dell’invecchiamento, ed è resa più complessa dalla coesistenza
di problematiche sociali e psico-comportamentali. L’augurio è
che vivremo più o meno tutti fino a cento anni e lo faremo in
salute, soprattutto se ci avvarremo della tecnologia. I nuovi
nonni saranno “domotici”, sapranno infatti utilizzare il WEB,
gli strumenti elettronici, la realtà virtuale, avranno a
disposizione strumenti facili e intuitivi. La conseguenza sarà
una migliore qualità di vita, ma renderà necessario un
ripensamento e una completa riorganizzazione della sanità e di
tutto il comparto socio assistenziale previdenziale italiano,
europeo e mondiale. Tutto risulterà più semplice se ci pensiamo
da subito. Si deve puntare a mettere l’anziano in condizione di
essere protagonista grazie all’integrazione tra tecnologia e
servizi che ne tutelano la sicurezza, promuovono un
invecchiamento attivo, partecipativo ed autonomo, ma anche
monitorato a distanza dai care-giver e dal medico. E i nuovi
modelli assistenziali dentro e fuori l’ospedale dovranno essere
implementati e messi in rete. Sono questi i punto cardine su cui
si fonda la sfida del Servizio Sanitario Nazionale che promuove
il concetto di allungamento della vita, sostenuto anche
dall’impegno di aziende specializzate in tecnologia, demotica,
manufatti ed alimenti dedicati a questa nuova longevità. A
partire dalla quotidianità: dalla casa informatizzata, senza
barriere architettoniche, con sensori che rilevano possibili
pericoli, ad elettrodomestici intelligenti e strumenti di
comunicazione con interfacce facili per il loro controllo a
distanza. L’anziano sarà così sempre connesso con i familiari o
gli operatori sanitari, informati del suo stato di salute grazie
alla TELEMEDICINA. Istituzioni, scienza, impresa sono dunque
impegnate per un unico obiettivo: affrontare la longevità, con
le sue implicazioni sociali, assistenziali ed economiche, come
variabile strategica per la crescita della nostra comunità. Il
presupposto è che la terza e quarta età non sono una malattia,
bensì periodi della vita di una persona di questo millennio, in
cui certe funzioni si perdono ma altre si acquistano. Una nuova
visione dell’anziano quale risorsa per la società, in buona
salute, attivo e impegnato in compiti e ruoli adatti che
valorizzino l’esperienza e la saggezza accumulata negli anni, ma
anche fruitore di beni e servizi socio-sanitari, assistenziali e
correlati alla quotidianità. Sarebbe auspicabile che in un paese
come il nostro, tra i più longevi del mondo, divenisse
prioritario guardare all’anziano come elemento centrale di un
sistema che offra opportunità di sviluppo socio-economico,
stimoli il progresso scientifico e implementi l’innovazione
tecnologica. Promuovere un processo di cambiamento sociale e di
solidarietà generazionale significa favorire la nascita e
l’organizzazione di una RETE attenta ad ogni area di interesse
per il “NUOVO ANZIANO”, potenziando il contatto fra tutti gli
interlocutori coinvolti, sviluppando sinergie fra gli stessi,
dando la massima risonanza ai programmi, strategie e risultati.
Obiettivo possibile con una efficace e continuativa azione di
comunicazione, di iniziative promozionali mirate a una migliore
assistenza socio-sanitaria, di informazione in tema di scienza e
alimentazione, di una attenta formazione di personale
specializzato, di promozione di nuove forme di associazionismo
in aree di interesse non ancora presidiate. Consapevoli delle
potenzialità e della risorsa che l’anziano costituisce per la
moderna società, obiettivo dell’assistenza sanitaria della terza
e quarta età è garantirgli assistenza sanitaria innovativa ed a
360 gradi e la promozione di servizi dentro e fuori il
domicilio, per semplificare la sua autonomia, consentendogli di
sfruttare al meglio le facoltà acquistate e di avviare
agevolmente a quelle perse, nel rispetto dell’indipendenza e
della sicurezza. Dunque la qualità dell’invecchiamento può e
deve essere migliorata con il sostegno della tecnologia a
partire dalle piccole cose legate alla quotidianità;
un’attenzione da estendere anche e soprattutto all’assistenza
sanitaria, attraverso la promozione della telemedicina, che
ancora tarda a decollare, mentre oggi esibisce una serie di
prodotti e tecnologie che aiutano a garantire la permanenza
dell’anziano a casa, monitorato costantemente dai familiari o
dagli operatori sanitari al fine di prevenire situazioni di
pericolo o di emergenza. L’Italia con i suoi 13 milioni di ultra
65enni deve necessariamente affrontare la prevalenza delle
patologie croniche che ha raggiunto numeri notevoli:
·
160 mila persone
ogni anno sono colpite da infarto miocardico acuto
·
Circa 500 mila
pazienti scompensati
·
Oltre 2 milioni di
diabetici diagnosticati e 500 mila/1 milione non diagnosticati
·
Oltre 2,5 milioni
pazienti con BPCO
·
Oltre 2,5 milioni
di pazienti asmatici
·
Circa 15 milioni
gli ipertesi, di cui solo il 52% è diagnosticato.
L’invecchiamento della popolazione ed il susseguente aumento
delle patologie croniche generano un aumento della spesa
sanitaria che, stanti le problematiche economiche in atto su
scala nazionale, non permetteranno di mantenere i livelli
essenziali di assistenza sanitaria garantiti fino al momento
attuale; d’altro canto la cittadinanza, sempre più informata e
conscia dei propri diritti, pretende una assistenza sanitaria
personalizzata e qualitativamente valida. Il sistema Italia
dovrà perciò attrezzarsi per fornire le giuste cure alla
popolazione anziana, considerando i costi sanitari che già oggi
riguardano la spesa farmaceutica, assorbita per oltre il 55%
dalla popolazione che va dai 65 agli 85 anni, ed i ricoveri
ospedalieri che oggi per oltre il 47% sono a carico del paziente
ultra 65enne. Saprà il SSN accettare e vincere questa sfida così
ardua nei prossimi 20 anni? E’ questa la questione chiave su cui
è necessario interrogarsi. E proprio nel campo delle cure è
importante agire con lungimiranza, promuovendo l’utilizzo di
terapie personalizzate e innovative e sensibilizzando i
cittadini e mondo sanitario all’importanza dell’aderenza
terapeutica. Ad essere coinvolte sono soprattutto le malattie
cardiovascolari cresciute con l’aumento dell’aspettativa di
vita. Sappiamo infatti che, nel post infarto un’aderenza
terapeutica di almeno l’80% potrebbe prevenire ogni anno la
morte di 200 giovani anziani (fra i 65 ed i 75 anni) e di ben
270 over 75, con riduzione dei nuovi ricoveri ed un risparmio
annuale di 15 milioni di euro per il SSN. Oggi sono in aumento
gli over 70 che godono di buona salute e una popolazione che,
più si va verso la longevità, più è a prevalenza femminile, con
una donna su 3 che muore oltre i 90 anni. Le strategie per
arrivare dopo i 70 anni senza eccedere con farmaci possono
essere rappresentate da uno stile di vita sano che preveda
l’abolizione del fumo, di eccesso di alcool ed una maggiore
attenzione particolare alla dieta e dall’utilizzo intelligente
della sanità riscoprendo il MMG quale referente per garantire un
invecchiamento nel rispetto dell’integrità fisica e di
partecipazione alla vita. Le implicazioni di carattere economico
sono non meno importanti: oggi un ventenne costa al sistema €
607 l’anno, un ottantenne ne costa circa 5 mila. Il nostro
sistema socio-sanitario va dunque ripensato, riorganizzato e
razionalizzato in questa chiave. La promozione di tutti gli
aspetti legati alla nuova visione dell’anziano quale risorsa per
la società, in buona salute, attivo e impegnato in compiti e
ruoli di compartecipazione socio-relazionale, che ne valorizzano
l’esperienza e la saggezza accumulata negli anni, ma che ne
facciano anche il fruitore di beni e servizi richiedono un
atteggiamento nuovo, doveroso e necessario, una nuova cultura
che veda l’anziano protagonista e responsabile dei propri anni
d’argento, vissuti con qualità, interlocutore di un sistema
produttivo ed anche di un eventuale sviluppo occupazionale. E’
in aumento la spesa complessiva per l’assistenza continuativa
rivolta agli anziani non autosufficienti. La Ragioneria Generale
dello Stato indica che la spesa per Long-term Care in Italia nel
2010 è stata pari all’1,28%. Nel 2008 era pari all’1,18% (+ 0,1%
del PIL) mentre nel 2004 era pari all’1,05% con un aumento tra
il 2004 e il 2010 dello 0,23% del PIL.
Questo sta
ad indicare una maggiore attenzione verso il tema della non
autosufficienza, ma anche l’aumento del numero di persone in
condizione di bisogno. Il Piano Sanitario Nazionale 2011-2013
individua i pazienti anziani che maggiormente necessitano di
continuità nelle cure, che sono :
-
pazienti post
acuti dimessi dall’ospedale che corrono rischi elevati, ove non
adeguatamente assistiti, di ritorno improprio all’ospedale; essi
necessitano di competenze cliniche ed infermieristiche, con
affidamento ad un case-manager, in una struttura dedicata o a
domicilio
-
pazienti cronici,
stabilizzati sul territorio, con elevati bisogni assistenziali e
rischio di ricoveri inappropriati ove non adeguatamente
assistiti; il percorso di cura richiede una forte integrazione
tra team multidisciplinare di cura (medico, infermiere ed
assistente sociale), con luogo di cura il domicilio del paziente
o una struttura protetta
-
pazienti cronici
complessivamente in buone condizioni di salute che hanno come
obiettivo il monitoraggio del loro stato di salute, risiedono a
domicilio e hanno le caratteristiche necessarie per essere
educati all’autocura e al self empowerment (diabete, asma).
La risposta
ai bisogni assistenziali sopra indicati può essere sintetizzata
così:
-
servizi
domiciliari (cure domiciliari prestazionali, cure domiciliari
integrate di 1° e 2° livello, cure domiciliari integrate di 3°
livello)
-
servizi
residenziali (RSA)
-
servizi
semiresidenziali (centri diurni per anziani con disabilità
generica)
-
trasferimenti
monetari in primis a livello nazionale: indennità di
accompagnamento, ecc.
-
sostegno al lavoro
privato di cura (la sussidiarietà ed il terzo settore).
L’assistenza continuativa in termini di offerta, è potenziata
altresì da nuove formule di residenzialità “intermedia” sempre
più importante per accelerare i processi di dismissione
ospedaliera quali: ospedali di comunità (gestiti da MMG e
personale infermieristico), strutture intermedie di
riabilitazione post-acuzie, nuclei presso RSA, dimissioni
protette.
V’è però la
necessità di innovazione nei modelli erogativi dei servizi
uniformandoli possibilmente su tutto il territorio nazionale che
consistono in:
-
rafforzamento del
distretto socio-sanitario come “CABINA DI REGIA” della rete dei
servizi territoriali
-
predisposizione
dell’”ATTO SPECIFICO DI PROGRAMMAZIONE INTEGRATA” finalizzato a
favorire i processi di deospedalizzazione e la dotazione dei
posti letto e di residenzialità, semiresidenzialità e
l’organizzazione dell’assistenza domiciliare
-
promozione di
strutture residenziali per anziani secondo standard qualitativi
e dimensionali europei
-
favorire,
attraverso gli strumenti programmatori regionali, la
riconversione dei piccoli ospedali in strutture “intermedie” (hospice,
ospedali di comunità, dimissioni protette verso nuclei di RSA….)
rivolte ai pazienti post-acuti particolarmente impegnativi
-
attivazione in
ogni distretto, in collaborazione con la rete dei MMG
dell’assistenza domiciliare più avanzata, articolata su più
livelli (in grado di soddisfare le diverse tipologie di utenza)
-
promozione e
riconoscimento della figura del caregiver familiare
-
attivare strumenti
e processi per la “REGOLARIZZAZIONE” delle assistenti familiari,
la loro formazione e integrazione nella rete dei servizi.
A ciò va
poi aggiunto:
Ø
la modifica dei
LEA con trasferimento di funzioni e risorse dall’ambito
ospedaliero al territorio; alle non autosufficienze, alla
domiciliarità
Ø
sviluppo di fondi
integrativi principalmente attraverso la contrattazione
collettiva e l’incentivazione fiscale
Ø
disciplina della
compartecipazione alla spesa secondo criteri di equità e tutela
sociale
Ø
favorire
iniziative e progetti di sostegno delle politiche di
invecchiamento attivo e “medicina d’iniziativa”
Ø
revisione
dell’attuale assetto dell’indennità di accompagnamento; si
propone il trasferimento delle competenze dal livello centrale a
quello regionale, finalizzata alla gestione integrata delle
risorse al livello più prossimo al cittadino
Ø
l’accesso
all’indennità di accompagnamento dovrà essere uniforme sul
territorio, correlato alle condizioni economiche del
beneficiario. L’indennità va differenziata su vari livelli
monetari in ragione della gravità della disabilità.
Compito
degli ENTI REGOLATORI sarà, quindi, la gestione di nuovi modelli
di percorso per costruire una medicina dell’anziano che
comprenda e organizzi in una logica complessa e operativa gli
eventi demografici, epidemiologici, scientifici, clinici
avvenuti negli ultimi anni, compiendo una sintesi che non sia il
semplice accostamento di modelli diversi, ma un vero progresso.
La terza e
quarta età: un problema o una opportunità tutto dipende dalla
nostra capacità di INNOVAZIONE.
