CUORE E CILENTO

RIFLESSIONI SU SOCIETA’, SANITA’ E CARDIOLOGIA NEL SUD DELLA CAMPANIA

 

Giovanni Gregorio

U.O. Utic-Cardiologia Ospedale San Luca Vallo della Lucania

Dipartimento Cardiovascolare ex ASL SA 3 ASL Salerno

 

L’aspetto dei paesi del Cilento è veramente curioso.

Di rado si trova  la popolazione accentrata in un sol gruppo di case;

il più spesso  un comune si compone di più villaggi

e questi a loro volta di altre borgate più piccole…

COSIMO DE GIORGI , 1881

 

 

Il Cilento si presenta come una vasta area a sud della provincia di Salerno con  assetto territoriale disomogeneo, alla quale si adatta ancora molto bene  la descrizione fattane dal medico viaggiatore Cosimo De Giorgi sul finire dell’800.  

Si tratta di un’area rurale nella quale per la assenza un centro urbano a grande concentrazione di popolazione, il tessuto geodemografico è costituito da una serie di piccoli centri abitati, spesso distanti tra di loro e con un sistema sociale  condizionato da tempo da tale situazioneAll’alba del XX secolo, questo quadro si inserisce in un paese con un sistema sanitario in via di organizzazione  caratterizzato dalla povertà dei presidi  e dalla limitata capacità di offerta sanitaria: l’assistenza era di solito  affidata al medico generico con scarso ricorso alla medicina specialistica ed ospedaliera. In questa terra, in uno dei luoghi simboli, il santuario del Monte Gelbison, nel 1910 un prete, il canonico Don Luca Petraglia  incomincia a  pensare per la prima volta di costruire un ospedale per i poveri della  area sud della provincia di Salerno. Per diffondere l’idea  nel 1911 Don Luca fonda un giornale, Charitas, che reca sulla  copertina un disegno di Salvatore De Mattia raffigurante, il  samaritano che medica il pellegrino, ferito e lasciato morente dai predoni. Nella testata  del giornale è testualmente riportato:  ”periodico inteso a promuovere la fondazione di un ospedale. Il giornale  viene spedito gratis. Si accetta, però, con viva riconoscenza qualsiasi offerta, sia per le spese di stampa, sia per l’ospedale erigendo”.

Nell’editoriale di presentazione don Luca scrive: “Un’ardimentosa idea da anni mi riscalda il cuore e la mente. L’ho sempre vagheggiata come un sogno lontano, non ignaro punto degli ostacoli e delle amare delusioni che incontrerò sul cammino... Quest’idea è la fondazione di un ospedale in queste terre lucane in beneficio degli infermi poveri, per alleviarne in qualche modo le amarezze della vita. L’impresa, lo so, è ardua, ma non del tutto irrealizzabile, poiché per le largizioni di alcune persone generose, fin da ora dispongo di una somma considerevole. E poi fo fidanza anche sul vostro aiuto, lettori carissimi. Da voi spero che non solo vogliate interessarvi di accogliere delle offerte, siano anche minime, per l’erezione dell’ospedale, ma farvene propagatori con gli amici, coi conoscenti e colle persone che in un modo qualunque potessero avvantaggiare l’opera”.

Tutto questo avveniva  agli inizi di un secolo pronto a cogliere i frutti delle grandi scoperte della scienza  e a rappresentare un autentica discontinuità rispetto alle epoche  precedenti.  Tutto questo avveniva con la spinta delle popolazioni del Cilento che grazie ad una poderosa  raccolta di fondi, nonostante la povertà dilagante, consentono di iniziare i lavori per la costruzione dell’Ospedale.

Il primo conflitto mondiale condiziona un rallentamento dei lavori. Ma il  battagliero Don Luca non demorde e nel 1919 riafferma l’idea della necessità dell’importanza dell’opera: “L’ospedale ci vuole: lo reclama la civiltà, la giustizia, il cuore. Io lo sento e il cuore è profeta.” Gli ostacoli  non sono finiti. Come sempre accade nelle cose  umane la politica non favorisce l’opera e dopo un aspra battaglia  con i responsabili del Fascio di Vallo, contrari all’ iniziativa, forse a tutela di interessi privati, si dà corso ai lavori e   sul finire degli anni 30 viene completato il primo edificio che don Luca chiama “Il Samaritano”.  

Per dare nuovo impulso all’iniziativa, nel 1939 don Luca fonda un nuovo giornale, Il Samaritano,  che prende il posto del Charitas.  Ma il destino impedisce al suo fondatore di vedere l’opera compiuta. Solo nel 1950,  a tre anni dalla morte di Don Luca,   l’Ospedale per i poveri San Luca di Vallo della Lucania viene eretto in Ente Morale con Decreto del 13 marzo 1950, n. 707, firmato dal presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Il patrimonio viene valutato in venti milioni di lire. Con il medesimo atto viene approvato lo statuto, composto di 25 articoli, dove si legge che ”l’ospedale debba venire in aiuto degli ammalati poveri del Circondario di Vallo della Lucania, ossia dei Comuni appartenenti ai mandamenti di Vallo, Gioi, Laurino, Laurito, Torre Orsaia, Vibonati, Camerota, Pollica, Torchiara e Castellabate”.

 Con decreto dell’ 1 gennaio del 1957 il prefetto di Salerno,  l’Ente Ospedale Civile San Luca di Vallo della Lucania viene classificato infermeria per ammalati acuti con una capacità ricettiva di 50 posti letto. Il 9 giugno del 1962 il medico provinciale di Salerno accoglie la richiesta e, con proprio decreto, classifica il San Luca Ospedale di 3° categoria.

Un doppio passo in avanti si registra nel 1968 quando il San Luca viene prima classificato  Ospedale Generale di Zona dal Medico Provinciale di Salerno e, successivamente, con decreto del presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, il 15 novembre, in virtù della Legge Mariotti, viene dichiarato Ente Ospedaliero. Con Legge Regionale n. 2 del 1994 l’ospedale San Luca è stato individuato quale Dipartimento di Emergenza e Accettazione di secondo livello e nel Piano di Riordino Ospedaliero della Regione Campania è classificato come Centro di Emergenza di III livello.

 La crescita e lo sviluppo del S.Luca si sono variamente intrecciati con i grandi mutamenti che trasformeranno radicalmente il mondo e la società italiana a partire dia primi anni del novecento. La industrializzazione, la comparsa dei primi elettrodomestici, il boom edilizio e delle nascite, trasformeranno radicalmente la realtà. Il secondo dopoguerra  ha rappresentato, socialmente, culturalmente e scientificamnete una svolta epocale  nello sviluppo. La  transizione epidemiologica da un panorama dominato dalle malattie infettive ad uno, caratterizzato dalla patologia

 

Ospedale S.Luca di Vallo della Lucania
Ricoveri

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 1. Ricoveri (anni 1957 -2010) Ospedale San Luca Vallo della Lucania

 

degenerativa, cardiovascolare e neoplastica si accompagna alla transizione  sociale, da una realtà contadina ad una industriale, e ad una transizione  culturale, da una medicina  con conoscenze limitate ad una dominata dalla tecnologia e dalla esplosione delle conoscenze.

La emigrazione, il contatto con altri paesi, l’alfabetizzazione della popolazione, la industriliazzazione del paese danno il senso di questi mutamenti. La società italiana degli anni ’50 emerge fedelmente dalla ricerca compiuta nel 1954 da un gruppo di ricercatori del Ministero della Sanità a Rofrano,  centro rurale della dorsale appenninica  del Cilento dove Cresta e coll., sottoposero la popolazione ad una indagine sanitaria ed epidemiologica nell’intento di verificare di come le condizioni di vita, abitative, alimentari e lavorative potessero influenzare lo stato di salute di una popolazione. Il quadro che emerge da questa ricerca  è  quello di una popolazione  caratterizzata per lo più  da basso reddito, con grandi strati di essa non coperta da protezione sanitaria, da malati  in giovane età con affezioni ad etiologia per lo più infettiva, da una tendenza a risolvere  l’episodio di malattia in uno spazio ristretto con  raro ricorso al medico in un mondo sanitario fatto da pochi medici, con limitate conoscenze, con scarso spazio  per le specializzazioni, con una realtà ospedaliera povera e con un patrimonio culturale  dominato dalla concezione deerministica della malattia  in base al quale l’evento morboso è sempre riconducibile  ad una causa – generalmente infettiva – identificabile e direttamente responsabile  del danno  per cui  la eliminazione  dell’agente patogeno determina  la vittoria sulla malattia.

In tale contesto la malattia era vissuta in termini fatalistici tra povertà della popolazione e lo scarso sviluppo dei servizi sanitari.

Cosi M. Cresta  riporta il racconto fatto dal padre della morte di un bambino ai principi del 900 a Rofrano “Mio figlio  si ammalò  e mori a sei anni perché gli uscirono  i vermi  perfino dal naso; noi non sapevamo cosa fare. Allora non c’erano medici. Lui diceva che gli faceva male la pancia e cosi gli davamo la camomilla”. Tutto ciò  accadeva mentre incominciava a delinearsi  la grande stagione  della epidemiologia e della prevenzionecardiovascolare.

E’ questa l’epoca in cui l’Italia povera e contadina guarda all’America come ad un modello  da imitare e l’immaginario collettivo si identifica in Nando Mericoni, il mitico personaggio frutto della intuizione cinematografica di Vanzina e magistralmente interpretato da Alberto Sordi: l’americano a Roma sogna l’America, i suoi simboli, le sue abitudini di vita, il suo stile alimentare, i suoi modelli comportamentali.

Quasi contemporaneamente un gruppo di americani, medici ed epidemiologi,  stava dando vita  al Seven Countries Study, la prima grande ricerca di prevenzione cardiovascolare.  eseguita appunto in sette paesi (Stati Uniti, Finlandia, Paesi Bassi, Giappone, Serbia e Croazia e Italia). Dal Seven Countries Study, emerge che   più  fattori di rischio (colesterolo, fumo, alta pressione e alimentazione etc.) concorrono a determinare  la malattia  cardiovascolare .

Per certi versi comportandosi come un Nando Mericoni alla rovescia, questi ricercatori restano affascinati dalle abitudini di vita ed alimentari italiane, a tal punto da trasferirsi  in Italia, in un paesino del Cilento, Pioppi,  nella pace di Minneelea, in un luogo a mezza strada tra Salerno, dove fiorì la Scuola Medica Salernitana, ed Elea , dove ebbe sede la Scuola Medica Eleatica. Jeremiah Stamler  così ricorda il suo incontro con l’Italia e il Cilento : “Venni in Italia per la  prima volta  nel 1960 per partecipare a Milano ad un Congresso su Droga ed Ipercolesterolemia organizzato da Garattini e Paoletti. Nel Cilento venni qualche anno e fui catturato dalle Sirene  di  questi posti: mare, natura, amici, serenità.  Il 6 giugno del 1966  fui invitato da Ancel Keys  nella sua casa di Pioppi  per celebrare  gli 80 anni di Paul White , un grande della medicina. Mi innamorai di questa terra

….. Ho il ricordo di un paese  che uscito dalla II guerra mondiale faceva passi da gigante per  entrare a far parte dei  grandi paesi del mondo. Quell’Italia era  un paese nel quale le abitudini di lavoro, di vita e alimentari incominciavano a cambiare, avvicinandosi a quelle degli altri paesi occidentali. L’Italia degli anni 50 e 60 era  un paese  di gente  che svolgeva lavori con notevole attività fisica,  di gente che aveva ancora una dieta mediterranea e che presentava bassi livelli di  rischio cardiovascolare.”

Per quelle  coincidenze che  hanno talora segnato la  storia degli uomini in quegli anni in un’ area remota d’ Italia, il Cilento, avveniva qualcosa di importante.

Dagli anni 50 un’autentica rivoluzione investe, la società, la medicina e la cardiologia.

Il grande sviluppo della tecnologia consegna alla fine del secolo una cardiologia nella quale la risposta alla patologia cardiovascolare da  pochi e rudimentali strumenti si avvale  di mezzi sempre più complessi e sofisticata. L’Unità Coronaria da luogo del  monitoraggio  elettrocardiografico diventa il pilastro della terapia di riperfusione e della terapia di ricanalizzazione. I traguardi raggiunti dalla cardiochirurgia, dalla cardiologia interventistica e della aritmologia interventistica  permettono la diffuisone capillare di trattamenti che consentono a sempre un maggior numero di pazienti di essere trattati e recuperati alla vita attiva. Si fa sempre più starda il concetto della tempestività dell’intervento  che va di apri passo con la educazione sanitaria della popolazione. “Il tempo è muscolo” diventa la sintesi della importanza che assume il trattamento precoce  del paziente colpito da infarto miocardio acuto. E che tale traguardo non sia facilmente raggiungible è dimostrato dalla quota di pazienti cha  alle soglie del terzo millennio continua ad arrivare in ritardo in Unità Cronarica. Si apre così il conflitto tra clinica e tecnologia.  Come sottolinea Kary Mulin “E qui c’è dietro una storia importante. La storia  di come  dopo le guerre mondiali la nostra cultura , in tutto il mondo, abbia cominciato ad accettare il concetto che la realtà non è quella che vediamo con i nostri occhi, ma qualcosa  che può essere percepito solo dagli specialisti con macchinari speciali e lenti potenti.”

Di pari passo va la presa di coscienza della importanza che la diffusione della patologia cardiovascolare ha nella società modena.

Un quadro abbastanza preciso dei mutamenti intervenuti nell’ultimo scorcio di secolo nelle condizioni di salute della popolazione  e nella diffusione del rischio e della patologia cardiovascolare  emerge  dai risultati della prima ricerca compiuta  a Rofrano negli anni 50  e delle ricerche  Un Cuore, Un Campanile e Loncile , realizzate nel Cilento tra gli anni 90 e 2000. 

Lo studio Un Cuore, Un Campanile svolto a Stio Cilento,   ha definito la prevalenza dei fattori di rischio cardiovascolare in una area rurale del Cilento, mentre il progetto LONCILE, ha definito la prevalenza dei fattori di rischio cardiovascolare in una popolazione di longevi del Cilento. Tali ricerche Cilento hanno consentito una prima parziale e incompleta definizione del  quadro epidemiologico cardiovascolare di  questa area. R   Lo studio LONCILE, in particolare, ha messo in evidenza come una parte importante della popolazione di longevi studiata soffra di malattie cardiovascolari  e come rilevante sia il numero di soggetti in trattamento con farmaci attivi sull’ apparato cardiovascolare.

Ciò nonostante  gran parte della popolazione anziana partecipante alla ricerca ha una buona qualità di vita, continua ad avere un ruolo attivo e  vive più a lungo di quanto non accada in altre aree. Il Cilento in effetti è la rappresentazione  precisa del nuovo quadro demografico ed epidemiologico delle società occidentali nelle quali il progressivo invecchiamento della popolazione, i progressi della medicina, la transizione epidemiologica  verso le patologie degenerative pone in primo piano

le esigenze di nuovi soggetti, più anziani e  più bisognevoli di attenzione da parte dei sistemi Sanitari, soggetti che sopravvissuti alle malattie rappresentano e rappresenteranno una parte cospicua della società .

 

 

 

 

 

Tabella I  U.O. Utic-Cardiologia Ospedale San Luca Vallo della Lucania

 

 

1998 (2 GIUGNO): Nasce la U.O. Utic-Cardiologia  dell’Ospedale San Luca (  6 PL UTIC E 6 DI POS-UTIC)

 

1999 INIZIA   LA    ATTIVITA’ DI      EMODINAMICA     DIAGNOSTICA

 

1999  INAUGURAZIONE LABORATORIO DI EMODINAMICA ED ELETTROFISIOLOGIA

 

2000 INIZIA L’ATTIVITA’ DEL LABORATORIO DI CARDIOLOGIA E ARITMOLOGIA INTERVENTISTICA

 

2004 (1  DICEMBRE) LA U.O. SI TRASFERISCE NELLA SEDE  ATTUALE (8 P.L. UTIC – 12 P.L. POST-UTIC – 1 P.L.DH – AMBULATORI)

 

2001  Un Cuore, un Campanile STIO CILENTO

 

2001 LONCILE

 

2000 dipartimento cardiologia oSPEDALE SAN LUCA

 

2002 DIPARTIMENTO CARDIOVASCOLARE ASL SA 3

 

2004  PROGRAMMA IMPLEMENTAZIONE RETE INTEGRATA DI ASSISTENZA  CARDIOLOGICA

 

2007 – 2009  R.O.S.A.

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 2: Ospedale San Luca Vallo della Lucania. Ricoveri totali effettuati dalla U.O. Utic-Cardiologia  anni 1998 -2010

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Figura 3: Ospedale San Luca Vallo della Lucania. Attività di Cardiologia ed Aritmologia Interventistica  1998 -2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 4: Ospedale San Luca Vallo della Lucania. Attività di Cardiologia Interventistica  1998 -2010

 

 

 

 

Figura 5: Ospedale San Luca Vallo della Lucania. Attività di Angiografia ed Interventistica Periferica  1998 -2010

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Figura 6: Ospedale San Luca Vallo della Lucania. Attività di Aritmologia Interventistica  1998 -2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Figura 7: Ospedale San Luca Vallo della Lucania. Attività di Elettrostimolazione  1998 -2010

 

 Il Cilento presenta un quadro epidemiologico tutto sommato sovrapponibile a quello di una  moderna società occidentale ma in questa area le malattie degenerative, in modo particolare le malattie cardiovascolari, non influenzano la durata della vita  ma sembrano accompagnarla. Certamente le spiegazioni a tale fenomeno sono molteplici e vanno in generale ricercate nelle interazioni con l’ambiente alle quali delle resto la moderna visione evoluzionistica della medicina fa risalire  le spiegazioni delle origini e della variabilità delle malattie. L’affermazione di Paul White che “le malattie di cuore prima degli ottanta anni sono la conseguenza di un nostro errore, non il volere di Dio   o della natura “  e la precisazione di  Burchel  secondo cui “ da un punto di vista strettamente biologico il limite di età suddetto (ottantenni) è troppo basso )” andrebbe riscritta nel senso di porsi la risposta all’interrogativo di come , quando  e perché le malattie di cuore  influiscono sulla durata della vita.Come argutamente ha scritto David T Kelly “Per  la maggior parte di  questo secolo il primo  obiettivo della medicina  è stato la riduzione  della mortalità. Forse, mano   a    mano  che  ci avviamo al prossimo millennio dovremo concentrarci sulla prevenzione della invalidità e  sul miglioramento  della qualità di vita della nostra popolazione, senpre più anziana.” E ciò assume particolare rilievo  se si tiene conto delle condizioni geodemografiche del Cilento.  

Dalla sua inaugurazione, attraverso un lento, partecipato e faticoso percorso l’Ospedale San Luca si è andato sempre più affermando come il riferimento sanitario del Sud della Provincia di Salerno. Nel 1957 l’Ospedale S.   Luca di Vallo della Lucania effettuava 504 ricoveri Iniziava così l’attività di un presidio  che avrebbe significato  negli anni a venire un sicuro riferimento assistenziale per il Sud della provincia Salerno. Sono questi gli anni che danno inizio ai grandi mutamenti che trasformeranno radicalmente il mondo e la società italiana. All’interno di tale percorso la Cardiolgia ha avuto e continua ad avere un ruolo di primo piano. Quest’anno ricorrono i dieci anni di attività  di cardiologia ed aritmologia interventistica della U.O. Utic-Cardiologia dell’Ospedale San Luca diVallo della Lucania, il cui percorso è riassunto nella Tabella I e le cui attività sono riassunte nelle Figure 2, 3, 4, 5, 6, 7. Dal 1998  ad oggi la U.O. di Utic-Cardiologia  dell’Ospedale San Luca ha compiuto  un percorso  in salita ed irto di difficoltà riuscendo in questi anni  a  sviluppare una offerta completa di prestazioni cardiologiche, nonostante la drastica e colpevole  carenza di personale medico registratasi negli ultimi tempi (Figura 8), rispondendo in piendo al criterio della propria mission consistente nella diagnosi e la cura  del paziente cardiopatico acuto, privilegiando quale momento fondamentale della sua attività  l’appropriatezza clinica nonché la diffusione della educazione alla salute dei cittadini. Parimenti si è andato sviluppando la presa di coscienza di interventi di tipo organizzativo che partendo dalla ottimizzazione degli assetti della U.O.,  consolidati nel conseguimento della certificazione ISO 9001   e nel coinvolgimentoculturale delle altre U.O. di Utic e Cardiologia presenti nell’ambito della ASL SA 3.

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Figura 8: Ospedale San Luca Vallo della Lucania. Dotazione di Personale Medico della U.O. Utic-Cardiologia  anni  1998 -2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tabella II Principali atività del Dipartimento Cardiovascolare della ASL SA 3

 

 

-          Attivazità Istituzionale (Comitato ed Assemblea)

-          Attività di indirizzo e coordinamneto

-          Attività Assistenziale   (Linee Guida e percorsi Assistenziali)

-          Attività  Formativa (Eventi e PFA) ed Educazionale

-          Attività di Verifica e Valutazione

-          Attività Scientifica

-          Attività di Ricerca

-          Attività di Programmazione

-          Attività di Denuncia

 

 

   A tale riguardo un passo fondamentale è stato fatto con la istituzione del Dipartimento di Cardiologia dell’Ospedale San Luca prima e dal Dipartimento Cardiovascolare della ASL SA 3 poi (Tabella II). Il Dipartimento Cardiovascolare  ha rappresentato  un momento di fondamentale importanza  nella vita delle cardiologie e delle UTIC della ASL SA 3 consentendo la implementazione di percorsi assistenziali condivisi.

Sin dal 2004 il Dipartimento Cardiovascolare proponeva  un programma per la implementazione della Rete Integrata di Assistenza Cardiologica, delibera rimasta purtoppo nei cassetti  della burocrazia sanitaria. Dal 2007 al 2009 tutte le U.O. di Utic-Cardiologia del Dipartimento Cardiovascolare hanno partecipato al Registro R.O.S.A. , registro osservazionale nel quale sono stati arruolati tutti i pazienti ricoverati per S.C.A. . evidenziando chiaramente  quale  sia il peso delle carenze organizzative nell’approccio alla patologia cadiovasclare acuta.

Il Sistema Sanitario Italiano, in generale, e quello Campano, in particolare, hanno attraversato, nell’ultimo scorcio del secolo scorso, una autentica rivoluzione  culturale, dovuta  alla transizione   da una condizione centrata sui bisogni sanitari ad una situazione dominata dalla  esasperata proliferazione legislativa, dalla contestuale e costante non osservanza delle leggi, dalla introduzione di strutture di tipo aziendalistico in sanità governate  con una logica di  colonizzazione clientelare, dalla comparsa di  manager della sanità nella maggior parte dei casi improvvisati, da una  strategica marginalizzazzione dei medici e delle altre professionalità  sanitarie, dal reclutamento della Dirigenza  fondata più sulle tessere di partito che sulle competenze, dalla sistematica  e colpevole ignoranza  degli obbiettivi di salute della popolazione. La mancanza di una seria programmazione ha di fatto determinato il progressivo invecchiamento della classe medica impedendo di fatto un ricambio generazionale.  

Come argutamente notava, sin dal 1993  Di Michele, “ La politica ha prestato alla sanità i suoi uomini, il simbolismo  della sua parola – nella versione più fatua, quella caratterizzata da logorrea e vacuità – e, purtroppo ,il più importante dei suoi vizi:il clientelismo.”  Di fatto si è realizzata, nella stragrande maggioranza dei casi, una situazione nella quale  gli aspetti politici ed economici prevalgono nettamente su quelli professionali e sanitari. La stessa malattia, approssimazione e dilettantismo, ha finito per  contagiare Sanità e Politica .

La cronaca recente e passata ha  mostrato  come di fronte  a fatti di grande  gravità a pagare è sempre il terminale più debole, di solito  medici ed operatori sanitari, mentre  proconsoli (Direttori generali), consoli (Assessori Regionali), governatori (Presidenti di Regione),   Vicerè (Ministri) e monarca (Premier) continuano  a rimanere al loro posto. Il risultato di tale situazione  è sotto gli occhi di  tutti: è il costante, cinico e teorizzato saccheggio della cosa pubblica. Come acutamente ha sottolineato Francesco Greco: “Nella prima repubblica c’erano i pirati, nella seconda ci sono i corsari. Qual è la differenza? I Corsari hanno la patente  di corsa: se tu fai un servizio per la regina  il Bottino te lo puoi tenere. Insomma  quello che oggi  conta è lo scambio politico…Il Manager fa un favore ai partiti, ma ha la facoltà di tenere il bottino, salvo piccole royalty.” E la Sanità è stato il campo senz’altro, salvo poche eccezioni, più ampiamente solcato.

Questo contesto rende  conto della progressiva  disassuefazione  e della pericolosa perdita di entusiasmo e di attaccamento al lavoro da parte  di medici e di operatori sanitari sempre più ignorati nelle scelte di governo della sanità.  In molti ospedali il clima che si respira è  simile a quello tipico dei paesi dell’Est, prima della caduta del muro di Berlino, sintetizzata in questa testimonianza di un operaio di Berlino, riportata da Charles Handy  “Per noi  il lavoro  era un luogo dove andare, non qualcosa da fare. Non sempre eravamo nella condizione di lavorare al meglio, perché capitava che mancassero i pezzi o gli attrezzi necessari. In ogni caso, i clienti erano abituati ad aspettare e noi eravamo pagati comunque, che lavorassimo o no”.

In quanti ospedali la carenza di personale, le deficienze strutturali, la obsolescenza delle attrezzature, la incapacità dei manager, la assenza  di programmazione e di visione strategica  fa si che le risposte ai bisogni del paziente siano approssimate  ed inappropriate, affidate come sono alla buona volontà ed alla passione  di medici ed infermieri. La presenza di professionisti ed operatori  motivati è la chiave di qualsiasi progresso in Sanità  perché come è stato  giustamente sottolineato “Potete  comprare il tempo di un uomo; potete comprare la sua presenza in un determinato luogo; potete persino comperare un certo numero di prestazioni lavorative, da svolgere ad un ritmo prestabilito. Non potete però comperare l’entusiasmo. Non potete  comperare l’iniziativa né la fedeltà, e neppure la devozione del cuore, della mente e dell’anima dell’uomo. Perché sono cose che vi dovete guadagnare.” E raramente i responsabili del governo della Sanità  si mettono in tale condizione e quando ciò accade acquista il valore di un autentico miracolo. Le vicende  della cronaca  recente hanno evidenziato  che anche in presenza di grandi  disastri sanitari la responsabilità non è mai di chi  ha guidato il sistema  ma di chi in quel sistema  è stato costretto ad operare  la cui colpa più grande è stata, nella maggioranza dei casi, quella di aver con passione ed entusiasmo  cercato di dare una risposta ai problemi del paziente, tenendo presente  che – come afferma   di J.W.Goethe - nel momento in cui ci si impegna, anche la provvidenza si mette in moto.

Del resto  la buona sanità nasce dalla formula:

S = R x I x G x P x C

Dove S sta per Salute o Buona Sanità, R per rappresentanza politica,  I per istituzioni, G per governo, P per professionisti, C per cittadini. Trattandosi di un prodotto basta che uno dei fattori abbia segno  negativo perché il risultato  della formula sia dello stesso segno.

 

BIBLIOGRAFIA

 

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Mulin  Kary Ballando nudi nel campo della Mente  Baldini e Castoldi ed. 2000

 

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