LA
SINDROME DI BRUGADA.
Valentino
Ducceschi, Michele Santoro, Filippo Gatto, Antonio Aloia, Luigi
Petraglia, Ilaria Caso, Roberto Viceconti, Giovanni Gregorio.
U.O. UTIC
– Cardiologia. Ospedale San Luca, Vallo della Lucania,
ASL
Salerno
Descritta per
la prima volta come nuova entità clinica nel 1992, la
sindrome di Brugada appare in forma isolata o a
trasmissione ereditaria autosomica dominante come un disturbo
essenzialmente “elettrico” in cuori strutturalmente sani,
comportando un’ elevata incidenza di sincope e/o morte
improvvisa, spesso a carattere familiare (1-5).
Trattasi
nella maggioranza dei casi di una mutazione del gene SCN5A
che codifica per la subunità alfa del canale del sodio, ma sono
riportate altre mutazioni riguardanti i canali del calcio e del
potassio con simile aspetto fenotipico. Peraltro, va ricordato
che solo nel 20% dei pz con sindrome di Brugada accertata l’
analisi genetica dà riscontri positivi. Le suddette anomalie
genetiche comportano una disomogeneità dei periodi refrattari
dell’ endocardio e dell’ epicardio ventricolare dx, che
predisporrebbe a meccanismi di rientro “funzionali” indotti da
extrasistoli. Fattori precipitanti gli eventi aritmici sarebbero
il sonno, l’ ipertermia, le diselettrolitemie etc.
La
diagnosi
sospetta è posta dopo un attento esame elettrocardiografico per
il riscontro di un tipico aspetto simil blocco di branca dx con
tratto ST sopraslivellato di almeno 2 mm e convesso verso l’
alto seguito da onda T negativa in almeno una delle precordiali
da V1 a V3. Tale quadro, definito “Pattern Tipo 1”, può
essere manifesto, se spontaneamente presente, od occulto, se
slatentizzato da farmaci antiaritmici di classe I o da
beta-bloccanti , e va ricercato con cura anche registrando le
derivazioni precordiali al secondo o terzo spazio intercostale.
Esistono
altri due Pattern “simil Brugada”, il Tipo 2
con tratto ST
sempre sopraslivellato di almeno 2 mm ma concavo verso l’ alto,
seguito da onda T positiva ed il Tipo 3, con tratto ST
sopraslivelllato di non più di 1 mm, concavo o convesso, sempre
nelle stesse derivazioni. Diversamente da quanto sancito nel
primo “Consensus Report” del 2002, attualmente i Pattern Tipo 2
e 3 non hanno valore diagnostico se non si trasformano nel Tipo
1 dopo controlli ecgrafici seriati o dopo test farmacologico
per lo più con flecainide; tale approfondimento va ovviamente
riservato solo ai pz sintomatici o con storia familiare di
sincope e/o morte improvvisa.
Pertanto
possiamo concludere che la diagnosi di sindrome di Brugada
si deve basare sul riscontro del Pattern Tipo 1 all’ ECG, sulla
sintomaticità del pz o sull’ inducibilità di tachiaritmie
ventricolari maligne allo studio elettrofisiologico, meglio
ancora se associati a storia familiare di morte improvvisa.
L’ opinione
corrente oggi, stando a quanto stabilito dall’ ultimo “Consensus
Report”, è quello di riservare l’ impianto dell’ AICD in
prima istanza ai pz con pattern tipo 1 spontaneo o slatentizzato
con anamnesi di arresto cardiaco. I pz sintomatici per sincope e
con storia familiare di morte improvvisa, specie se mostrano
inducibilità di tachiaritmie ventricolari sostenute allo studio
elettrofisiologico, vanno sicuramente anch’ essi sottoposti ad
impianto di AICD. Controverso è invece il caso dei pz
asintomatici con pattern Tipo 1: secondo la maggioranza degli
esperti andrebbero indirizzati allo studio elettrofisiologico
solo i pz con storia familiare di morte improvvisa, ed in questo
caso ai fini decisionali sarebbe dirimente l’ eventuale
inducibilità di aritmie maligne. I pz asintomatici con Pattern
Tipo 1, senza storia familiare di morte improvvisa, invece,
andrebbero soltanto tenuti in follow-up.L’ eventuale efficacia
di una terapia farmacologica non è stata adeguatamente
approfondita con studi multicentrici dato l’ alto rischio
connesso col quadro clinico e le conseguenti implicazioni medico
legali, ma alcune segnalazioni assegnerebbero un ruolo
profilattico nei confonti delle recidive aritmiche alla
chinidina.
Da ultimo, è
doveroso sottolineare come alcuni pz altamente sintomatici
vadano incontro a vere e proprie “tempeste aritmiche”
scatenate spesso da fattori precipitanti quali sindromi
febbrili, disionie, assunzione di farmaci particolari. Tali
eventi vanno trattati con infusione endovenosa rapida di amine
simpatico mimetiche come l’ isoproterenolo, che
contrasterebbe il meccanismo elettrogenetico della tempesta
aritmica: sfortunatamente tali quadri si osservano solo nei pz
già sottoposti ad impianto di AICD, perché nei restanti casi
sono purtroppo rapidamente mortali. Per i pz con sindrome di
Brugada con frequenti interventi appropriati dell’ AICD, non va
sottovalutata la possibilità di ablazione dei foci
ectopici ventricolari “trigger” che si rinvengono nella
maggioranza dei casi nell’ infundibulo ventricolare dx o nelle
fibre del sistema di Purkinjie.
bibliografia
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