La
Gestione medica
della Endocardite Infettia
Pio Caso, Luigi
Nunziata*,Maria Macrino*, Massimo Cavallaro, Raffaele Calabrò*
UOC di Cardiologia, AO
Monaldi ,Napoli
*Cattedra di Cardiologia,
Seconda Università di Napoli,
A.O. Monaldi, Napoli
Introduzione
L’endocardite infettiva
(EI) rappresenta una patologia di notevole impegno medico
associata a significativa morbilità e mortalità che richiede una
diagnosi il più possibile precoce ed una terapia mirata.
Le caratteristiche
epidemiologiche di tale malattia sono variate nel tempo,
soprattutto in relazione all’allungamento della vita media, alla
maggiore incidenza di abusi di droghe e di interventi di protesi
valvolari; attualmente negli Stati Uniti e nell’Europa
Occidentale l’incidenza di malattia nella comunità è di 1.7-6.2
casi per 100000 abitanti all’anno 1-2; gli
uomini sono affetti in misura maggiore rispetto alle donne
(rapporto di 1.7:1) e la fascia di età più colpita è quella
compresa tra 47 e 69 anni 2-3. Nei pazienti,
invece, che fanno uso di droghe per via endovenosa, l’incidenza
stimata è di 150-2000 casi ogni 100000 abitanti all’anno
4.
Importanti progressi
negli ultimi 50 anni, sono
stati conseguiti in termini di diagnosi (in primo luogo
l’ecocardiografia) e di trattamento dell’ endocardite infettiva
(miglioramenti nel trattamento
antibiotico e soprattutto la chirurgia). Tali cambiamenti
hanno portato a ridurre la mortalità
e le complicazioni durante la fase attiva della malattia
ma anche a modifiche radicali nel decorso clinico e la storia
naturale della malattia. Anche i
microrganismi responsabili sono cambiati, con aumentata
incidenza di EI Stafilococciche e nuovi agenti patogeni come
Coxiella burnetii, Bartonella spp, etc.
Tuttavia, questa infezione ha ,
ancora ,alti tassi di morbilità e mortalità in diversi
sottogruppi di pazienti. Diversi studi hanno mostrato che
l'endocardite infettiva è una malattia con una cattiva prognosi
a breve, medio ed a lungo termine. Una buona risposta
iniziale al trattamento medico non deve indurre a considerare
il paziente come a basso rischio, ma bisogna sempre procedere
ad uno stretto follow-up5.
Definizione
L’EI è un’infezione
endovascolare delle strutture cardiache (valvole native,
endocardio atriale e ventricolare) o di corpi estranei
intracardiaci (protesi
valvolari, cateteri di pacemaker
e defibrillatori intracardiaci, condotti creati chirurgicamente)
a contatto con il flusso sanguigno, e coinvolgente anche i
grossi vasi intratoracici (condizione che si può verificare
nella pervietà del dotto arterioso, negli shunt artero-venosi,
nella coartazione aortica).
Le alterazioni iniziali
dell’EI sono rappresentate da vegetazioni di dimensioni
variabili che contengono piastrine, eritrociti, fibrina, cellule
infiammatorie e microrganismi. Tuttavia la distruzione (per
esempio di una valvola), l’ulcerazione, la formazione di ascessi
possono essere le prime alterazioni rilevate all’esame
ecocardiografico6.
Prevenzione
L'endocardite infettiva,
sebbene patologia non frequente , è potenzialmente mortale per
cui è sempre preferibile prevenirne l'insorgenza piuttosto che
curare la malattia conclamata.
La relazione tra
patologie cardiache preesistenti, batteriemia ed insorgenza di
EI è stata per la prima volta riconosciuta nel 19237.
La correlazione tra la batteriemia transitoria (spesso dovuta
allo Streptococcus viridans dopo estrazione dentaria) e
la successiva comparsa di endocardite batterica in pazienti già
affetti da malattia
reumatica è stata osservata nel
19448 e costituisce il razionale per
l’utilizzo di antibiotici per prevenire l’EI in pazienti che si
sottopongano a cure dentarie o ad altre procedure in grado di
determinare batteriemia.
Mentre le precedenti
linee guida (LG) focalizzavano l'attenzione sulle procedure
invasive a maggior rischio di produrre batteriemia, le attuali
raccomandano di sottoporre a profilassi antibiotica solo i
pazienti a “maggior rischio”.
I soggetti a rischio “più
elevato” di EI da sottoporre a profilassi antibiotica sono:
1) Pazienti con protesi
valvolari cardiache
2) Pazienti con precedente
endocardite infettiva
3) Pazienti con alcune forme di
cardiopatia congenita
a. cardiopatia congenita cianotica non
riparata
b. cardiopatia congenita riparata con
materiale protesico o con device,
fino a 6 mesi dopo la procedura
c. cardiopatia congenita riparata ma con
persistenza di difetto residuale
Questi pazienti devono
ricevere una profilassi antibiotica prima di una “procedura
dentaria” di qualsiasi tipo. Una buona igiene orale ed una
visita dentistica periodica sono più importanti della profilassi
antibiotica nel ridurre il rischio di EI.
La profilassi, secondo le
attuali LG, non è, invece, più raccomandata per procedure sul
tratto gastrointestinale o genitourinario, per il piercing, i
tatuaggi ed il parto vaginale.
Per quanto riguarda il
prolasso valvolare mitralico (PVM), le nuove linee guida
ammettono che si tratta sicuramente della condizione più comune
che, almeno in occidente, predispone all’endocardite infettiva.
Tuttavia l'incidenza di questa complicanza in valore assoluto è
estremamente bassa per l'intera popolazione dei soggetti con PVM
e ,comunque ,non è di solito associata con outcomes gravi, come
succede invece per i soggetti identificati ad alto rischio.
Pertanto, per il PVM, la profilassi non è più consigliata.
Lo schema antibiotico
prevede l'assunzione di amoxicillina o ampicillina (2 g negli
adulti, 50 mg/kg nei bambini) da 30 a 60 minuti prima della
procedura.
Nei soggetti allergici alla
penicillina sono consigliati clindamicina (600 mg negli adulti,
20 mg/kg nei bambini)9 .
Diagnosi
La diagnosi di EI certa
(o definita) si pone se durante setticemia o infezione sistemica
può essere dimostrato il coinvolgimento dell’endocardio,
preferibilmente mediante ecocardiografia transesofagea (TEE)
multiplana. Se c’è un forte sospetto clinico ma il
coinvolgimento dell’endocardio non è stato dimostrato,
l’endocardite deve essere classificata come “sospetta”.
Se l’endocardite è solo
un’alternativa nell’ambito di una diagnosi differenziale di un
paziente con iperpiressia, situazione particolarmente importante
qualora siano applicabili i criteri di Duke, è necessario usare
il termine di EI “possibile”. Tab I
Dal momento che la
presentazione clinica dei pazienti con EI è molto variabile in
base all’agente patogeno riscontrato e alla presenza/assenza di
patologie cardiache predisponenti e di altre patologie
associate, è fondamentale per una diagnosi precoce di EI un alto
indice di sospetto6.
Alto sospetto clinico di EI :
-Recente insorgenza di lesione
valvolare/soffio (da rigurgito)
-Evento/i embolico/i di origine
sconosciuta
-Sepsi di origine sconosciuta
-Febbre (segno più frequente di
EI) associata a:
- presenza di materiale
protesico all’interno delle cavità cardiache;
- alto livello di
predisposizione all’EI dovuto ad altre ragioni;
- aritmie ventricolari o
disturbi della conduzione di recente insorgenza;
- prima manifestazione di
insufficienza cardiaca;
- emocolture positive (se gli
organismi identificati sono tipici per endocardite
su valvola nativa (NVE)/
endocardite su valvola protesica (PVE);
- manifestazioni cutanee (Osler,
Janeway) od oftalmiche (Roth);
- infiltrati polmonari
multifocali/a rapida evoluzione (EI del cuore destro);
- ascessi periferici (renali,
splenici, spinali) di origine sconosciuta;
- predisposizione e recenti
procedure diagnostico-terapeutiche note per causare
una significativa batteriemia
In conclusione, i
criteri Duke introdotti nel 1994, appaiono utili a fini
epidemiologici e di standardizzazione diagnostica, ma tuttavia
hanno mostrato limiti sostanziali. Possono non essere
sufficienti per decisioni di trattamento o per confermare od
escludere la diagnosi nei casi controversi, ed il loro impiego
deve essere costantemente integrato nell’ambito di un giudizio
clinico generale10. Attualmente la sensibilità
dei criteri Duke è stimata pari all’80%, la specificità al 94%;
il valore predittivo positivo è dell’85%.
Tabella I:
Criteri di Duke modificati
per la diagnosi di EI10
Criteri
Maggiori
Emocolture positive per EI:
Microorganismi tipici compatibili con EI isolati da 2
emocolture separate:
Streptococcus viridans, Streptococcus bovis,
Staphylococcus aureus, gruppo
HACEK
o
Enterococchi acquisiti in comunità in assenza di un
focus primario
Microorganismi compatibili con EI isolati da emocolture
persistentemente positive,
definite come:
-almeno 2 emocolture positive ottenute distanziate da
più di 12 ore
-
tutte e 3 o la maggior parte di 4 emocolture separate,
la prima e l’ultima distanziate
da più di 1 ora
-Singola emocoltura positiva per Coxiella burnetii o
titolo anticorpale IgG antifase I
superiore a 1/800
Evidenza di interessamento endocardico
Risultati ecocardiografici positivi per EI
(TEE raccomandato per
valvole protesiche, EI possibile secondo criteri
clinici, o EI complicata [ad es., ascesso
paravalvolare]),
Nuova insufficienza valvolare
(peggioramento o
variazione di un soffio preesistente non costituiscono
criterio sufficiente)
Criteri Minori
-Condizione
cardiaca predisponente o uso di droghe per via
endovenosa
-Temperatura
> 38°C
-Fenomeni
vascolari: embolia arteriosa maggiore, infarti
polmonari settici,
aneurismi micotici,emorragia intracranica o
congiuntivale, lesioni di Janeway
-Fenomeni
immunologici: glomerulonefrite, noduli di Osler,
macchie di Roth, --
positività del fattore reumatoide
-Evidenza
microbiologica: una emocoltura positiva non
costituente criterio maggiore (come definito sopra) o
evidenza sierologica di infezione attiva da parte di
microrganismo compatibile con EI
Endocardite Certa
•
2 criteri
maggiori
•
1 criterio
maggiore e 3 criteri minori
•
5 criteri minori
Endocardite Possibile
•
1 criterio
maggiore e 1 criterio minore
•
3 criteri minori |
Tre emocolture
indipendenti (di cui almeno una per i microrganismi aerobi ed
un’altra per gli anaerobi), ciascuna contenente 10 ml di sangue
prelevati da una vena periferica con meticolosa tecnica sterile,
sono quasi sempre sufficienti per identificare i microrganismi9.
Le precedenti linee guida
raccomandavano di effettuare il prelievo ematico in occasione
del rialzo termico (al picco della febbre)9,10.
Tuttavia, siccome si è
visto che nell’EI, la batteriemia è quasi costante, questo ha
due implicazioni: (1) non vi è ragione per ritardare il prelievo
di sangue in coincidenza con i picchi di febbre, e (2) quasi
tutti prelievi colturali del sangue (o la maggioranza di essi)
sono positivi9.
Ecocardiografia
Il ruolo
dell’ecocardiografia consiste nel visualizzare le lesioni
anatomiche dell’EI e valutarne le implicazioni funzionali,
pertanto essa trova spazio nella diagnosi, nella stratificazione
prognostica, nell’indicazione e nella conduzione della terapia
medica e chirurgica.
La sensibilità
dell’ecocardiogramma transtoracico (TTE) su valvola nativa è di
circa il 65%; con l’ecocardiogramma transesofageo (TEE) si
raggiunge 85-95%.
La specificità è elevata per
entrambe le metodiche (90-98%).
Nelle protesi valvolari il
TTE ha una sensibilità ridotta al 15-35%, mentre con il TEE si
raggiunge l’82-90% ed una specificità del 91-100%.
Un TEE negativo implica un
valore predittivo positivo tra il 91-100%11-14.
In caso di sospetto
clinico di EI (per esempio, in caso di febbre di origine
sconosciuta), deve essere effettuato uno screening diagnostico
con TTE. Se le immagini sono di buona qualità, l’esame è
negativo e l’indice di sospetto clinico è basso, la presenza di
endocardite è improbabile e nella diagnosi differenziale
andranno prese in considerazione
altre patologie. Se le immagini del TTE sono di qualità scadente
la metodica di scelta è il TEE.
Se il sospetto clinico è
elevato (come nel caso di sepsi da stafilococco), il TEE deve
essere eseguito in tutti i casi di negatività del TTE. Qualora
il TEE sia negativo,
ma persista un sospetto
diagnostico, TTE/TEE devono essere ripetuti dopo un periodo
compreso tra 7-10 giorni, per permettere che lo sviluppo delle
vegetazioni le renda visibili. Un secondo esame negativo
dovrebbe virtualmente escludere la diagnosi di EI, a meno che le
immagini non siano di qualità scadente.
Oltre nella diagnosi, le linee
guida raccomandano di ripetere TTE/TEE nel “Follow-up” ( nel
caso di sospetta complicanza), inoltre l’uso
dell’ecocardiografia è indicato anche nella “Fase
intraoperatoria” ed al “termine della terapia antibiotica” per
la valutazione morfologica e funzionale delle valvole e del
cuore9.
I tre reperti ecocardiografici
considerati criteri maggiori per la diagnosi di EI
sono i seguenti:
• Vegetazione: presenza
di una massa mobile, ecodensa, adesa all’endocardio
valvolare o parietale,
soprattutto se situata a livello dei siti preferenziali, oppure
adesa a materiale protesico
in assenza di altre possibili spiegazioni;
• Riscontro di ascesso:
spazio ecoprivo o ecodenso a seconda della composizione del
materiale purulento. E’
localizzato soprattutto a livello perivalvolare, più
frequentemente aortico, con
possibile estensione intrasettale o intramurale e
fistolizzazione.
• Riscontro di deiscenza
di una protesi valvolare (soprattutto se ciò avviene a
distanza di tempo dall’impianto): è di norma necessario il TEE
per differenziare rigurgiti intraprotesici12.
Altre alterazioni anatomiche da
ricercare sono:
Lacerazione o rottura di lembi o
di apparati tensori valvolari
Aneurisma valvolare: dilatazione
sacculare, interessa soprattutto il lembo anteriore mitralico,
che si espande in sistole e collassa in diastole.
Pseudoaneurisma: soprattutto a
livello della fibrosa intervalvolare aortica, gli ascessi
possono espandersi e formare pseudoaneurismi12-14.
Trattamento
Il trattamento
chirurgico viene utilizzato in circa la metà dei pazienti con EI
per la comparsa di gravi complicanze con insufficienza cardiaca
. L’intervento chirurgico precoce in fase attiva, cioè quando il
paziente è ancora sotto trattamento antibiotico, ha come
indicazioni combattere i danni dell’insufficienza cardiaca
progressiva ed e prevenire l'embolia sistemica.
In alcuni casi, la
chirurgia deve essere eseguita in “Emergenza” (entro 24 h) o in
“Urgenza” (entro pochi giorni) , a prescindere dalla durata del
trattamento antibiotico. In altri casi, la chirurgia può essere
rinviata per consentire 1 o 2 settimane di terapia antibiotica
sotto attenta osservazione clinica ed ecocardiografica prima di
eseguire una procedura chirurgica di “Elezione”.
Le tre principali
indicazioni per la chirurgia precoce in EI sono: 1) Scompenso
Cardiaco (insufficienza valvolare acuta); 2) Infezione non
controllata;
3) Prevenzione degli eventi
embolici Tab II.
Lo “Scompenso Cardiaco” è
la più frequente complicanza dell’EI e rappresenta anche la più
frequente indicazione alla chirurgia.
Può essere causato da
insufficienza aortica o mitralica severa, fistole
intracardiache, o, più raramente, da ostruzione valvolare,
quando una grossa vegetazione
ostruisce parzialmente
l’orifizio valvolare. In caso di scompenso cardiaco l’intervento
chirurgico va eseguito in urgenza oppure in emergenza (se
persiste edema polmonare o shock cardiogeno, nonostante terapia
medica).
Le “Infezioni non
controllate” sono la seconda causa più frequente di intervento
chirurgico e comprendono: 1) infezione persistente (febbre
persistente o emocolture positive >7-10 giorni); 2) infezione
causata da miceti o da microrganismi multiresistenti; 3)
infezione localmente non controllata ( ascesso, pseudoaneurisma,
fistola e grossa vegetazione). Le infezioni non controllate
necessitano di intervento chirurgico urgente .
Gli “Eventi embolici”
sono frequente complicanza mortale dell’EI, sono dovuti alla
migrazione di vegetazioni cardiache. Il cervello e la milza sono
i siti più frequente di embolia in caso di EI delle sezioni
cardiache sinistre (aorta o mitrale), mentre l'embolia polmonare
è frequente in caso di EI delle sezioni destre (tricuspide o
polmonare) e su cateteri dei Pacemaker. L'ictus è una
complicanza grave ed è associata con un aumento della morbilità
e della mortalità. L'ecocardiografia ha un ruolo chiave nel
predire gli eventi embolici. Diversi fattori sono associati con
aumentato rischio di embolia, comprese le dimensioni e la
mobilità delle vegetazioni, la posizione della vegetazione sulla
valvola mitrale, microrganismi particolari
( stafilococchi, Streptococcus
bovis, Candida ), l'embolia precedente, EI multivalvolare, e
marcatori biologici. Tra questi fattori, la dimensione e la
mobilità delle vegetazioni sono i più potenti fattori predittivi
indipendenti di un nuovo evento embolico.
Pazienti con vegetazioni
di dimensioni > 10 millimetri sono a più alto rischio di
embolia, e questo rischio è ancora più elevato nei pazienti con
dimensioni molto grandi ( >15 millimetri) e vegetazioni mobili,
soprattutto in EI stafilococciche che interessano la valvola
mitrale. L’intervento chirurgico in tutte queste condizioni va
sempre eseguito in urgenza9,11,12.
Situazioni specifiche
Situazioni particolari di EI
risultano rappresentate da: EI su Protesi valvolari (PVE), EI su
Device cardiaci, EI Destre, EI in gravidanza e negli anziani.
Le Endocarditi
Infettive su protesi valvolari (PVE) rappresentano il 20%
di tutti i casi di EI con continuo aumento
dell’incidenza. La diagnosi è più
difficile dell’EI su valvole native (NVE). PVE complicate, PVE
stafilococciche e PVE precoci sono associate a prognosi
peggiore, se non trattate chirurgicamente, e richiedono di
essere gestite in modo aggressivo. I pazienti con PVE
non-complicate, non stafilococciche e PVE tardive possono
essere gestite in maniera più conservativa, con uno stretto
follow-up.
Le Endocardite Infettive
su device cardiaci (CDRIE), includono quelle su
elettrocateteri del Pacemaker (PMK) o dei Defibrillatori (ICD).
Rappresentano una delle più difficili forme di EI da
diagnosticare e devono essere sospettate in presenza di sintomi
fuorvianti, in particolare nei pazienti anziani. La prognosi non
è buona, soprattutto per la sua frequenza nei pazienti anziani
con comorbilità associate. Nella maggior parte dei pazienti, la
CDRIE deve essere trattata con terapia antibiotica prolungata e
la rimozione del Device.
Le Endocarditi Infettive Destre
(coinvolgenti cioè la valvola tricuspide o quella polmonare)
sono più frequentemente osservate nei soggetti tossicodipendenti
per via endovenosa (IVDA) o affetti da cardiopatie congenite
(CHD). Caratteristiche diagnostiche includono sintomi
respiratori e febbre. Il TTE è di grande valore in questi
pazienti. Nonostante la relativamente bassa mortalità
ospedaliera, l’EI Destre hanno un alto rischio di recidiva nei
tossicodipendenti ed è raccomandato in questo gruppo un
approccio conservativo. Gli MSSA (ceppi di S. aureus
comunemente resistenti alla penicillina ma sensibili alla
meticillina) sono gli agenti eziologici coinvolti in circa il
60-70% dei casi nei tossicodipendenti9,13,14.
L’Endocarditi Infettive in gravidanza
è estremamente rara, e può essere una complicanza di una lesione
preesistente cardiaca o la conseguenza di abuso di droghe per
via endovenosa. Particolare attenzione deve essere rivolta ad
una donna incinta quando presenta febbre inspiegabile ed un
soffio cardiaco. La diagnosi rapida di EI ed un trattamento
adeguato è importante per ridurre il rischio sia di mortalità
materna che fetale9.
Tabella II
Indicazioni alla Chirurgia
per Endocardite Infettiva su Valvola Nativa
Indicazioni alla chirurgia per EI su valvola nativa
ESC Guidelines 2009 |
Timing |
Classe |
Evidenza |
Scompenso Cardiaco |
|
|
|
EI aortica o mitralica con insufficienza severa o
ostruzione valvolare che causa edema polmonare
refrattario o shock cardiogeno |
Emergenza |
I |
B |
EI aortica o mitralica con fistola intracardiaca o
pericardica che causa edema polmonare refrattario o
shock cardiogeno |
Emergenza |
I |
B |
EI aortica o mitralica con insufficienza severa o
ostruzione valvolare e persistente scompenso cardiaco o
segni ecocardiografici di scarsa tolleranza emodinamica
(chiusura mitrale precoce o ipertensione polmonare)
|
Urgenza |
I |
B |
EI aortica o mitralica con insufficienza severa senza
scompenso cardiaco |
Elezione |
IIa |
B |
Infezioni non controllate |
|
|
|
Infezione localmente non controllata (ascesso, pseudo
aneurisma, fistola, grossa vegetazione) |
Urgenza |
I |
B |
Febbre persistente ed emocolture positive > 7-10 giorni |
Urgenza |
I |
B |
Infezione causata da miceti o organismi multiresistenti |
Urgenza/Elezione |
I |
B |
Prevenzione eventi embolici |
|
|
|
EI aortica o mitralica con grossa vegetazione (>10 mm)
che segue uno o più episodi embolici nonostante una
terapia antibiotica appropriata |
Urgenza |
I |
B |
EI aortica o mitralica con grossa vegetazione (>10 mm)
ed altri predittori di decorso clinico complicato
(scompenso cardiaco, infezione persistente, ascesso) |
Urgenza |
I |
C |
Grossa vegetazione isolata (>15 mm) |
Urgenza |
IIa |
C |
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