PROCESSO AL IL DEFIBRILLATORE IMPIANTABILE:
I FATTI
Pietro Belli
U.O. Utic-Cardiologia Ospedale San Giovanni Bosco ASL Napoli
1.
Il Defibrillatore Automatico
Impiantabile (ICD: Implantable Cardioverter Defibrillator)
rappresenta attualmente la migliore strategia terapeutica tanto
della prevenzione primaria quanto di quella secondaria della
morte cardiaca improvvisa (M.C.I) imputabile a tachiaritmie
ventricolari maligne (T.V./F.V.)
.
STORIA DELL’EVOLUZIONE
TECNICA
L’intuizione dell’utilizzo a
scopo terapeutico della corrente elettrica è di PREVOST e
BERTELLI che nel 1889, per la prima volta, descrissero la
possibilità di interrompere con scarica elettrica la
fibrillazione ventricolare indotta nel cane.
BECK nel 1947 effettuo’ la prima
defibrillazione elettrica a torace aperto nell’uomo. Dopo questa
esperienza i defibrillatori entrarono progressivamente nelle
sale operatorie di tutto il mondo occidentale. Il loro uso era
limitato dalla necessità di una toracotomia per l’applicazione
diretta degli elettrodi sul cuore.
Nel 1956 ZOLL praticò la prima
defibrillazione a torace chiuso nell’uomo.
Mentre agli inizi degli anni
‘60 l’introduzione del defibrillatore portatile permetterà la
defibrillazione anche sul territorio.
E’ solo alla fine degli anni ’60
con MIROWSKI (1924-1990) che ha inizio l’era moderna dell’ICD
con la presentazione di un progetto di defibrillatore
automatico impiantabile nell’uomo per la profilassi secondaria
nei sopravvissuti ad arresto cardiaco ipercinetico mentre il
primo impianto nell’uomo verrà effettuato il 4 febbraio 1980
negli Stati uniti al Johns Hopkins Hospital di Baltimore e
successivamente in Europa nel 1982 al Lariboisiére Hospital di
Parigi. Nell’ottobre ’85 l’ICd ottiene l’approvazione dalla U.S.
Food and Drug Administration per l’immissione sul mercato.
Alla fine degli anni ’90 i
risultati di una serie di trias clinici multicentrici
randomizzati prospettici hanno evidenziato i vantaggi per la
sopravvivenza nei pazienti a rischio aritmico elevato trattati
con ICD rispetto a quelli trattati con farmaci antiaritmici
convenzionali.
Il cammino successivo ha portato
all’evoluzione del defibrillatore, del suo sistema di impianto
(materiale e tecnica) e degli elettrodi di defibrillazione
semplificando la procedura di impianto e riducendo
significativamente le complicanze chirurgiche mentre l’utilizzo
dello shock bifasico ha migliorato l’efficacia del sistema e
la sopravvivenza dei pazienti trattati.
PROBLEMI INIZIALI::
Nel 1980 Mirowski
realizza il primo ICD impiantabile nell’uomo con cassa in
addome:
Questi primi prototipi erano
voluminosi, posizionati in addome, non programmabili e
richiedevano una toracotomia per l’impianto epicardico degli
elettrodi.
Solo successivamente l’impianto
fu realizzato per via transvenosa con alloggiamento del device
in sede pettorale.
Componenti del sistema:
a)
Generatore di impulsi
b)
Sistema elettronico
GENERATORE:
L’involucro esterno realizzato in titanio inizialmente di 240 gr
si aggira attualmente intorno agli 80 gr e al suo interno ha
quattro sezioni fondamentali coordinate da un microprocessore.
SEZIONE PACING
-------------------------------------------------------------------------------------
|
SEZIONE
à
MICROPROCESSORE
à
SEZIONE
SHOCK
| TELEMETRICA
-------------------------------------------------------------------------------------
SEZIONE SENSING
BATTERIE:
Litio-ossido di argento e vanadio (da 3 a 6 anni di vita).
CONDENSATORI
(1 o 2) ad alto voltaggio
necessari per convertire il voltaggio della batteria (circa 6 V)
in un voltaggio programmato (max 700-800V) nell’arco di 8-12
sec. Quando sono completamente carichi verrà erogato uno shock a
corrente continua. Negli attuali dispositivi la massima energia
erogata va da 29 a 42 J( ICD ad alta energia).La batteria e i
condensatori rappresentano i 2/3 del volume del dispositivo.
SISTEMA ELETTRONICO:
a)
componente dedicata alle convenzionali funzioni di
pacincg e sensing (Vdx, Vsx, Adx);
b)
componente dedicata all’erogazione degli shock elettrici
ad alta energia.
Nei dispositivi di I° e II°
generazione la componente dedicata all’erogazione degli shock
era costituita da patch elettrodico con superficie attiva di
12-20 cm2, posizionati sull’epicardio con differenti tecniche
toracotomiche o con approccio subxifoideo. In questi
dispositivi, le funzioni di Pacing/Sensing ventricolare erano
garantite da elettrodi a fissazione attiva anch’essi posizionati
direttamente sull’epicardio.
Nel 1989 l’introduzione di nuovi
sistemi elettronici per via transvenosa hanno sovvertito la
tecnica di impianto :
le due componenti di
defibrillazione e di pacing/sensing risultavano integrate in un
unico elettrocatetere con conseguente facilitazione e sicurezza
ma presentavano ancora una difficoltà per la tunnellizazione
degli elettrocateteri transvenosi in una tasca sottomuscolare
addominale.
Successivamente, in pochi anni,
la possibilità di miniaturizzare gli impianti in sede pettorale
(sottocutanea o sottomuscolare) ha ulteriormente facilitata la
procedura trasferendola definitivamente dal cardiochirurgo al
cardiologo interventista.
ANALISI DELLE ARITMIE
RILEVATE
ANALISI ARITMIE
L’ICD deve riconoscere
rapidamente:
1°) l’esordio della
tachiaritmia,
2°) l’eventuale natura
ventricolare,
3°) erogare tempestivamente la
terapia elettrica adeguata.
I primi defibrillatori
misuravano costantemente la sola frequenza ed erogavano la
terapia se veniva superato un valore soglia preimpostato (solo
successivamente è divenuto programmabile). L’intervento era
efficace nell’interrompere l’aritmia ventricolare ma il 40% di
shock erano erogati in maniera inappropriata su Tachicardia
Sinusale o altre aritmie sopra ventricolare. Successivamente per
una maggiore capacità discriminante sono stati ideati e
introdotti diversi algoritmi diagnostici divenuti sempre più
complessi. Di questi uno dei primi è stato:
la “ FUNZIONE di DENSITA’
PROBABILISTICA” (PROBABILITY DENSITY FUNCTION): approccio
iniziale di distinzione tra Tachicardia ventricolare e
sopraventricolare in base alla quota isoelettrica
dell’elettrogramma (EGM) ventricolare endocavitario.Tale
funzione fu presto abbandonata perche’concettualmente limitata:
Tachicardie Ventricolari a QRS
stretto potevano non essere identificati dall’algoritmo mentre
le sopraventricolare con QRS largo (aberranza) determinavano
interventi inappropriati.
Successivamente sono stati
introdotti algoritmi più affidabili.
1.
ANALISI dell’AFFIDABILITA’ DELL’INTERVALLO R-R:
STABILITA’
Riconosce se un ritmo è regolare
o irregolare evitando gli interventi su frequenze R-R
irregolari che cadono nelle finestre di T.V. lente o veloci
come spesso può accadere durante F.A/Fl A.ad alta risposta
ventricolare.
2.
ANALISI DI ESORDIO DELL’ARITMIA: ONSET
Misura la variazione percentuale
del ciclo del battito che innesca l’aritmia rispetto all’R-R
basale. Elimina gli interventi inappropriati sulla tachicardia
sinusale ( in quest’ultima con aumento graduale della frequenza
cardiaca a differenza della T.V. spesso innescata da una
accelerazione brusca).
3. ANALISI DELLA
MORFOLOGIA dell’ EGM ENDOCAVITARIO
Memorizza la morfologia basale
dell’EGM ventricolare per discriminarlo con le Tachicardie a QRS
largo (possibili T.V.) da T. a QRS stretto (T.A., F.A. o Fl. A.
a conduzione rapida).
Bisogna ricordare che un blocco
di branca frequenza dipendente può modificare la morfologia
dell’EGM locale nel corso di aritmie sopraventricolari favorendo
una errata diagnosi di T.V.
Una corretta programmazione dei
criteri di riconoscimento riduce notevolmente il trattamento
inappropriato di tachiaritmie atriali sino a 95% mentre il non
riconoscimento di tachicardie ventricolari è dell’1-2%.
4. DURATA FREQUENZA
SOSTENUTA
Sospende la terapia per un tempo
programmabile ma alla fine di tale periodo eroga la terapia
indipendentemente dai criteri di esordio (onset e/o
stabilità).
5. TRATTAMENTO OBBLIGATO
(UNCOMMITTED)
Una aritmia non sostenuta impone
all’ICD di confermare che l’aritmia persiste durante la carica
dei condensatori e/o prima dell’erogazione dello shock. Se i
criteri di riconoscimento non sono soddisfatti la terapia non
viene erogata. Con l’introduzione dei dispositivi bicamerali
sono stati aggiunti algoritmi di riconoscimento più sofisticati
con conteggio simultaneo degli eventi atriali e ventricolari
che hanno certamente migliorata l’affidabilità diagnostica.(Fq.
V. > Fq. A: precedenza assoluta sugli altri discriminanti
Terapia SI)
Il monitoraggio dell’attività
elettrica spontanea avviene attraverso il solo sensing bipolare
con controllo automatico dello stesso:
Punta
à
Anello
Punta
à
Coil distale del defibrillatore.
Il sensing in unipolare nell’ICD
non può essere fatto a causa di undersensing delle onde f nella
fibrillazione ventricolare.
ICD 3° GENERAZIONE
Questa generazione si è
arricchita di nuove capacità diagnostiche:
Registrazione in tempo reale
dell’impedenza dell’elettrocatetere di stimolazione e dello
shock.
Analisi segnali endocavitari
Tempo di carica condensatori
Voltaggio batteria
Registrazione degli eventi
aritmici
Terapie erogate, memorizzazione
lunghezza del ciclo e/o elettrogrammi prima e dopo
l’intervento.
Stimolazione elettrica
programmata non invasiva attraverso l’elettrocatetere dell’ICD
per verificare l’inducibilità della T.V. ed individuare le
terapie più appropriate.
IMPOSTAZIONE DELLA TERAPIA
A - ZONA BRADICARDIA :
PACING ANTIBRADI
B - ZONA TACHICARDIA
VENTRICOLARE ½ FINESTRE:
PACING
ANTITACHI e/o SHOCK
C - ZONA F.V.:
SHOCK
OPZIONI TERAPEUTICHE:
Stimolazione ANTITACHICARDICA:
ATP (Antitachycardia pacing):
trattamento della T.V. monomorfa che potrrebbe essere accelerata
e/o degenerare in F.V. ed in questo caso essere trattata con
shock.
PROTOCOLLI ANTIARITMICI
su tachicardia ventricolare lenta
1)
Extrastimoli singoli o multipli con intervallo
accoppiamento fisso o variabile;
2)
Treni di extrastimoli con intervallo di accoppiamento
fisso o variabile:
a)
BURST: lunghezza ciclo fissa durante stimolazione;
b)
RAMP (RAMPA): lunghezza ciclo decrescente all’interno del
treno di impulsi:
c)
SCAN (scansione) lunghezza di ciclo decrescente tra treni
di stimolazione;
Differenti combinazioni delle
suddette modalita’ di stimolazione.
Possibile programmare almeno 2
protocolli diversi di ATP.
Regola generale:
Evitare lunghi periodi di ATP:
le conseguenze emodinamiche di T.V. prolungate non sono rilevate
dall’ICD e un D,C. SHOCK tardivo può essere ostacolato da un
aumento della soglia di defibrillazione (per l’ischemia generata
dalla T.V.)
CARDIOVERSIONE:
SHOCK SINCRONIZZATO su R
Tutti gli ICD sono dotati di
modalità di cardioversione sincronizzata sull’EGM ventricolare
con energia di shock programmabile.
Utilizzata nelle finestre di
T.V. lenta e/o veloce quando in queste l’ATP è risultata
inefficace. Uno shock ad alta energia > 20J risulta efficace.
Shock ad energia media o bassa
(< 5 J) sono associati ad alto rischio di accelerazione della
T.V. o di degenerazione in F.V.
Lo shock a bassa energia sono
proaritmici ed in genere inutili e solo shock inferiori a 1 J
sono meno dolorosi per il paziente.
DEFIBRILLAZIONE:
SHOCK NON SINCRONIZZATO
E’ l’opzione principale per la
prevenzione della SCD. In caso di insuccesso di un singolo shock
possono essere erogati sino a 4-7 shock consecutivi nell’ambito
però dello stesso episodio. Dopo questa sequenza il dispositivo
può essere riattivato solo se il precedente evento aritmico è
stato interrotto transitoriamente
.
TERAPIA ANTIBRADICARDICA.
Come qualsiasi Pacemaker.
CARATTERISTICHE DELLO
SHOCK.
Attualmente lo shock è bifasico,
costituito da 2 impulsi erogati in maniera sequenziale ma con
polarità invertita. Può determinare una riduzione del 30% della
soglia di defibrillazione rispetto al monofasico
Configurazione elettrodi:
Attualmente coil distale –cassa
e coil distale- coil prossimale efficace nel 98%
.PROBLEMI CON L’ICD
Anomalie di funzionamento
possono riguardare:
A) il programma antitachicardico
erogato che risulta inefficace nell’interruzione dell’episodio
della stimolazione antitachicardica e/o shock (T.V./F.V.)
B) mancato riconoscimento
tachicardie ventricolari;
C) riconoscimento erroneo come
tachicaritmia ventricolare di aritmie diverse (T.S./ Fl.A-F. A.)
D) falso riconoscimento di
aritmie inesistenti con interventi inopportuni e potenzialmente
aritmogeni.
Un programma antitachicardico
può essere inefficace per:
1°) Alta soglia di
defibrillazione e/o stimolazione cardiaca e inadeguato margine
di sicurezza
2°) Interferenza di farmaci
antiaritmici
3°) Problemi correlati agli
elettrocateteri (dislocamenti, fratture etc)
4°) Problemi correlati
all’interfaccia elettrodo/generatore
5°) Esaurimento delle batterie
del generatore
6°) Cambiamenti del substrato
miocardio:
a) per fattori intrinseci (es.
anomalie metaboliche, squilibri elettrolitici etc.)
b) per fattori iocardia (es.
progressione della cardiopatia di base, ischemia iocardia,
peggioramento della funzione ventricolare)
Possibili cause di mancato
riconoscimento di una tachicardia ventricolare
1°) Programmazione incorretta
dei criteri di riconoscimento
2°) Programmazione inappropriata
dei parametri di sensibilità dell’ICD
3°) Inadeguato riconoscimento
della lunghezza del ciclo della tachicardia
4°) Riduzione dell’ampiezza
dell’onda R:
-spontanea (infarto , scompenso
cardiaco, squilibrio elettrolitico, etcJ
-postshock
5°) Farmaci antiaritmici
6°) Problemi correlati agli
elettrocateteri (frattura, dislocamenti , perdita di connessione
dell’elettrocatetere al generatore etc)
7°) Inattivazione dell’ ICD (
interferenze elettromagnetiche, erronea inattivazione mediante
il programmatore.
Possibili cause di
riconoscimento erroneo di una aritmia e di erogazione
inappropriata della terapia (shoch/ pacing)
1°) Tachicardia sinusale
2°) Tachicardia
sopraventricolare (Fl. A./ F.A.)
3°) Farmaci antiaritmici
4°) T.V. non sostenuta
5°) Programmazione erronea degli
algoritmi di riconoscimento.
Possibili cause di falso
riconoscimento di una aritmia cardiaca inesistente.
1°) Programmazione non corretta
del parametro di sensibilita’
2°) Brusco cambiamento del
guadagno dell’amplificazione della capacità di sensing.
3°) Variazione spontanea
dell’ampiezza del sensing endocavitario
4°) Doppio
conteggio (oversensing di onde P/R o onde R/T)
5°) Farmaci antiaritmici
6°) Problemi correlati agli
elettrocateteri (fratture, dislocamenti, difetti di isolamento,
difetto del connettore).
7°) Avaria/difetti nelle
componenti circuitali del generatore.
8°) Interferenze
elettromagnetiche esterne
9°) Miopotenziali
BIBLIOGRAFIA
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