LA TERAPIA CON
Statine : dalle linee guida
alla pratica clinica
Giuseppe Bottiglieri Luigi Petraglia Antonio Aloia
Giovanni Gregorio
U.O: UTIC-Cardiologia Dipartimento Cardiovascolare ASL SA/3
Vallo della Lucania (SA)
Le Linee
Guida
Le ultime linee guida prodotte
dall’Adult Treatment Panel III del National Cholesterol
Educational Program (NCEP-ATPIII) riguardanti la gestione dell’ipercolesterolemia,
sono state pubblicate ormai quattro anni fa (1),da allora sono
stati presentati al mondo scientifico altri 5 studi maggiori
sull’argomento, che hanno messo a fuoco argomenti
precedentemente non del tutto esplorati e meritevoli della
dovuta attenzione anche per il loro potenziale impatto sulla
pratica quotidiana. Per tale motivo il Committee of National
cholesterol Program ha ritenuto opportuno produrre un ulteriore
report che permetta di aggiornare quanto allora definito
(up-date NCEP-ATP III(2).
Le linee guida del 2001,
riassumendo, proponevano tre popolazioni a diverso rischio
cardiovascolare:
1)
una ad alto rischio (presenza di cardiopatia
ischemica (CAD) o equivalenti di rischio, cioè forme di malattia
aterosclerotica clinica non coronarica, diabete, oppure presenza
di 2 o più fattori di rischio maggiori (FR) con rischio stimato
di cardiopatia ischemica > 20% a 10 anni);
2)
una popolazione a rischio moderato (caratterizzata
dalla presenza di 2 o più FR con rischio stimato di CAD fra 10 e
20% a 10 anni);
3)
ed una a rischio basso (presenza di 0-1 FR che
nella maggioranza dei casi si accompagna ad una incidenza di CAD
a 10 anni < 10%)
I maggiori FR da valutare ai fini
della stratificazione sono: fumo di sigaretta, pressione
arteriosa >140/90 o trattamento antipertensivo in atto, basso
colesterolo HDL(<40mg/dl), storia familiare di eventi coronarici
prematuri (<55aa per parenti di I grado maschi e <65aa per
femmine), età (>45aa per gli uomini e > 55aa per
le donne); il colesterolo HDL >60mg/dl vale come fattore
“negativo”, rimuovendo cosi’ un fattore di rischio dal conteggio
totale.
Per ognuno dei tre diversi gruppi
considerati vi era il suggerimento del valore di colesterolo LDL
al quale iniziare la terapia farmacologia, nonché il target da
raggiungere.
Nella popolazione ad alto rischio
il target dell’LDL era <100mg/dl e l’inizio della terapia
farmacologia era per livelli di LDL > 130mg/dl (opzionale per
valori tra 100 e 130mg/dl, naturalmente oltre all’indicazione a
rafforzare la terapia non farmacologia).
In quella a rischio moderato il
target per il colesterolo LDL era <130 mg/dl, e l’inizio della
terapia farmacologica era per valori > 130mg/dl dopo trattamento
dietetico.
Per il gruppo a rischio più basso
la terapia farmacologica era consigliata per valori di LDL >
190mg/dl in terapia dietetica ottimizzata, con un target LDL
<160mg/dl
Le linee guida sottolineavano
ampiamente la necessità delle modificazioni dello stile di vita
e del ricorso alla dieta per tutte le categorie di rischio ai
fini di ottenere per tutti i soggetti, una riduzione del rischio
di eventi cardiovascolari, in particolarmodo nei soggetti con
sindrome metabolica, popolazione a maggior rischio
cardiovascolare.
I 5 maggiori trial con endpoint
clinici pubblicati dal 2001 sono:
1)
l’HPS (Heart Protection Study) (3)
2)
il PROSPER (Prospective Study of Pravastatin in the
Elderly at Risck)(4)
3)
l’ALLHAT-LLT (Antihypertensive and Lipid-Lowering
Treatment to Prevent Heart Attack trial
Lipid-Lowering Trial)(5)
4)
l’ASCOT-LLA(Anglo_Scandinavian Cardiac Outcome Tria-
Lipid Lowering Arm)(6)
5)
il PROVET IT-TIMI 22(Pravastatin or Atorvastatin
Evaluation and Infection Therapytrial Thrombolysis in Myocardial
Infarction 22)(7)
Questi studi hanno confermato il
beneficio della terapia ipocolesterolemizzante in pazienti
ad alto rischio ed il target terapeutico stabilito dall’ATP III,
di livelli di colesterolo LDL<100mg/dl, e inoltre supportano
l’inclusione dei pazienti con diabete mellito nella categoria ad
alto rischio confermando i benefici della terapia
ipocolesterolemizzante in questi soggetti.
Viene altresi’ confermato il
beneficio che i soggetti anziani traggono da una riduzione del
colesterolo LDL.
Le principali raccomandazioni da
considerare come annotazioni rispetto all’algoritmo di
trattamento dell’ATP III sono le seguenti:
- in soggetti ad alto rischio il
target di C-LDL raccomandato è <100mg/dl, ma se il rischio è
molto alto, il target di C-LDL <70mg/dl è un’opzione
terapeutica, cioè una strategia clinica ragionevole, sulla base
dell’evidenza dei trials clinici attualmente disponibili. Questa
scelta si estende anche ai pazienti a rischio molto alto con
valori basali di C-LDL <100mg/dl. Inoltre quando un paziente ad
alto rischio mostra livelli elevati di trigliceridi e bassi di
colesterolo HDL (C-HDL) si puo’ prendere in considerazione
l’associazione con un fibrato o di acido nicotinico alla terapia
con statine
- In soggetti a rischio
moderatamente alto , il valore raccomandato di C-LDL è
<130mg/dl ma livelli di C-LDL<100
mg/dl rappresenta un’opzione terapeutica in base ai recenti
trials.
- In pazienti a rischio alto o
moderatamente alto, la terapia deve essere di intensità tale da
determinare una riduzione di almeno il 30.40% dei livelli dei
C-LDL. Inoltre ogni soggetto a rischio alto o moderatamente alto
con FR correlati allo stile di vita (Es. obesità, inattività
fisica, ipertrigliceridemia, bassi livelli di colesterolo HDL, o
sindrome metabolica) è candidato a modificare lo stile di vita
indipendentemente dai livelli di C-LDL .
- Da ultimo i risultati dei
recenti trials non hanno modificato gli obiettivi e i valori
limite del trattamento di soggetti appartenenti a categorie a
basso rischio.
Tutti questi nuovi messaggi che
rafforzano le indicazioni delle linee guida, suggerendo valori
ottimali di C-LDL ancora piu’ bassi, sono già ampiamente
condivisi dalla letteratura di questi ultimi mesi , che sembra
concordare sul concetto “the lower, the better” sia per i
livelli di colesterolemia di pazienti ad alto rischio(8-9) sia
per piu’ ampi strati di popolazione da sottoporre al
trattamento..
La Pratica Clinica
Per avere un quadro abbastanza
realistico prendiamo in considerazione i risultati di due
ricerche compiute nell’area del Cilento. La prima riguarda la
popolazione di una area rurale, Stio Cilento, sottoposta qualche
anno addietro una indagine di cardiologia preventiva la seconda
riguarda i primi 185 pazienti arruolati nel Registro ROSA
Registro, Osservazionale sulle Sindromi Coronariche Acute della
ASL SA 3.
La prevalenza di
ipercolesterolemia totale è nella popolazione di Stio Cilento
del 34 % nei maschi ( contro il 24% della popolazione dell’OEC
del NordItalia, il 19% del Centro ed il 18% del Sud) e del 34%
nelle femmine ( contro il 26% della popolazione dell’OEC del
NordItalia, il 26% del Centro ed il 23 % del Sud) (10,11)
Degli ipercolesterolemici ,di
anni 35 –74, arruolati nello studio di Stio Cilento:
- il 12 %
mostrava un adeguato controllo della colesterolemia ( contro il
15% della popolazione dell’OEC del NordItalia, il 15% del
Centro ed il 18 % del Sud)
- l’ 8% assumeva terapia
ipocolesterolemizzante ma non mostrava un adeguato controllo
della colesterolemia ( contro il 13 % della popolazione dell’OEC
del NordItalia, il 13% del Centro ed l’ 11 % del Sud)
- l’ 80%
non assumeva nessun farmaco ipolipemizzante nonostante gli
elevati livelli di colesterolemia (( contro il 72% della
popolazione dell’OEC del NordItalia, il 71% del Centro ed il 71
% del Sud) (Figura 10.14).
Delle femmine con
ipercolesterolemia (Figura 2) arruolate nello studio di Stio
Cilento:
- il 24 % mostrava un adeguato
controllo della colesterolemia ( contro il 13% della
popolazione dell’OEC del NordItalia, il 10% del Centro ed il 13
% del Sud)
- il 15% assumeva terapia
ipocoleterolemizzante ma non mostrava un adeguato controllo
della colesterolemia ( contro il 14 % della popolazione dell’OEC
del NordItalia, l’8% del Centro ed il 20 % del Sud)
- il 61%
non assumeva nessun farmaco ipolipemizzante nonostante ve ne
fosse l’indicazione (( contro il 73% della popolazione dell’OEC
del NordItalia, l’ 82% del Centro ed il 67 % del Sud)
Il registro R.O.S.A.(12)
fornisce un quadro abbastanza fedele della situazione dei
pazienti ospedalizzati per Sindrome Coronarica Acuta. Sulla base
delle indicazioni delle linee guida i primi 185 pazienti
arruolati sono stati suddivisi in:
-
soggetti a basso rischio: sono 22 pazienti pari all’11,9
%
-
soggetti a rischio moderato: sono 91 pazienti pari al
49,1%
-
soggetti a rischio alto : sono 72 pazienti pari al 39 %

FIGURA 1 Compliance
terapeutica nei maschi con Ipercolesterolemia di Stio Cilento ,
anni 35 –74, ed in quelli reclutati dall’ Osservatorio
Epidemiologico Cardiovascolare.
Degli ipercolesterolemici , di
anni 35 –74, arruolati nello studio di Stio Cilento:
- il 12 % mostrava un adeguato
controllo della colesterolemia ( contro il 15% della
popolazione dell’OEC del NordItalia, il 15% del Centro ed il 18
% del Sud)
- l’ 8% assumeva terapia
ipocolesterolemizzante ma non mostrava un adeguato controllo
della colesterolemia (contro il 13 % della popolazione dell’OEC
del NordItalia, il 13% del Centro ed l’ 11 % del Sud)
- l’ 80% non
assumeva nessun farmaco ipolipemizzante nonostante ve ne fosse
l’indicazione (contro il 72% della popolazione dell’OEC del
NordItalia, il 71% del Centro ed il 71 % del Sud)

Figura 2 Compliance terapeutica
nelle femmine con Ipercolesterolemia di Stio Cilento , anni 35
–74, ed in quelli reclutati dall’ Osservatorio Epidemiologico
Cardiovascolare.
Delle femmine con
ipercolesterolemia arruolate nello studio di Stio Cilento:
- il 24 % mostrava un adeguato
controllo della colesterolemia ( contro il 13% della
popolazione dell’OEC del NordItalia, il 10% del Centro ed il 13
% del Sud)
- il 15% assumeva terapia
ipocolesterolemizzante ma non mostrava un adeguato controllo
della colesterolemia ( contro il 14 % della popolazione dell’OEC
del NordItalia, l’8% del Centro ed il 20 % del Sud)
- il 61% non
assumeva nessun farmaco ipolipemizzante nonostante ve ne fosse
l’indicazione (( contro il 73% ella popolazione dell’OEC del
NordItalia, l’ 82% del Centro ed il 67 % del Sud)
La maggior parte dei pazienti
appartiene ai soggetti a moderato e ad alto rischio. Nella
tabella I è indicato la prevalenza di soggetti
ipercolestrolemici in questa casistica. La tabella II, dove i
pazienti sono distribuiti per classe di Colesterolemia LDL,
mostra come una quota importante di questi pazienti abbia
livelli di colesterolemia LDL non adeguati. La tabella III
evidenzia come anche nei pazienti con anamnesi positiva per
Ipercolestreolemia ed in tratta,ento farmacologico una quota
importante di soggetti ha valori di colesterolemia LDL
elevati. Del resto se si considerano come obbiettivi terapeutici
livelli di LDL colesterolo inferiori ai 100 mg/dl ben 9
pazienti (26,5%) somo fuori obbiettivo terapeutico; la
situazione diventa ancora più critica se si considerano quali
obbiettivi terapeutici valori di Colesterolo LDL inferiori a 100
mg/dl per i pazienti a rischio moderato e livelli inferiori a 70
mg/dl per i soggetti a rischio alto: sulla base di tali
riferimenti ben 25 pazienti su 34 peri al 73,5% non raggiungono
il target
Tabella I
Prevalenza di
Ipercolesterolemia in 185 pazienti arruolati nel Registro
R.O.S.A.
|
Età |
% Maschi |
% Femmine |
% Ipercolesterolemici |
% Trattati |
Tutti
|
68,8 + 12,8 |
72,9 |
27,1 |
33,6 |
55 |
Basso Rischio |
69,9 + 15,4
|
71,4 |
28,6 |
0 |
0 |
Rischio
Moderato |
66,3 + 12 |
72,4 |
27,6 |
31 |
50 |
Alto
Rischio |
71,5 + 12,9 |
73,6 |
26,4 |
17, |
0 |
Tabella II
Distribuzione di 185 soggetti
del Registro R.O.S.A. per valori di Colesterolemia LDL
|
LDL < 70 mg/dl |
LDL
71- 100 mg/dl |
LDL
101-130 mg/dl |
LDL
131-160 mg/dl |
LDL
> 160 mg/dl |
Tutti
|
10,2 |
32,2 |
32,2 |
18,2 |
15,4 |
Basso Rischio |
0
|
42,9 |
28,6 |
14,3 |
14,3 |
Rischio
Moderato |
6,9 |
24,1 |
37,9 |
13,8 |
17,2 |
Alto
Rischio |
17,4 |
39,1 |
26,1 |
4,3 |
13,0 |
Tabella III
Distribuzione di 34 soggetti
del Registro R.O.S.A. con Anamnesi di Ipercolesterolemia ed in
trattamento con Statine per valori di Colesterolemia LDL
|
LDL < 70 mg/dl |
LDL
71- 100 mg/dl |
LDL
101-130 mg/dl |
LDL
131-160 mg/dl |
LDL
> 160 mg/dl |
Tutti
|
9,1 |
63,6 |
9,1 |
0 |
18,2 |
Conclusioni.
Il doveroso adeguamento della
pratica clinica ai suggerimenti della letteratura non potrà che
migliorare l’attuale insufficiente controllo nella popolazione
dei parametri lipidici che, come avviene purtroppo per
l’ipertensione, viene desolatamente raggiunto in una percentuale
minima di pazienti in Italia e nel mondo (13-14) con ovvio
risparmio di oggi sui costi della terapia ma con altrettanto
ovvia ricaduta di aumento di spese (oltre che di mortalità e di
eventi cardiovascolari) per il futuro.
Infatti i dati della letteratura
che abbiamo a disposizione indicano che in generale , dopo 18-24
mesi dall’inizio dell’assunzione di statine, le quote di
adesione al trattamento oscillano tra il 25% e 45% nei casi
migliori (15). La “compliance” dei pazienti è sicuramente
incrementabile e su questo dovrebbe focalizzarsi l’attenzione
degli operatori sanitari nel motivare le persone/pazienti che
hanno di fronte. In termini moderni, inoltre, la “compliance”
dovrebbe lasciare lo spazio appropriato alla “concordance”,
ossia al raggiungimento di una piena concordanza tra medico e
paziente in un rapporto bidirezionale, aperto e trasparente,
basato sull’informazione. Studi canadesi (16.JAMA 288:462-467.
2002) documentano che le quote di adesione al trattamento con
statine a 2 anni sono diverse in soggetti che hanno iniziato la
terapia dopo una sindrome coronarica acuta (40% circa), dopo la
diagnosi di una forma cronica di cardiopatia ischemica (36%
circa) ed in prevenzione primaria (25% circa). Questi dati
indicano chiaramente che nella migliore delle ipotesi , solo 2
su 5 pazienti per cui vi è indicazione alla terapia, assumono le
statine a 2 anni dall’inizio del trattamento e ancora che la
conoscenza della gravità della patologia è in grado di motivare
l’adesione alla terapia. E’ indispensabile quindi una adeguata
informazione/educazione del paziente sulla utilità del
trattamento con statine al fine di ottenere una motivata e
buona adesione alla terapia.
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