FORAME
OVALE PERVIO (PFO) E STROKE
Alberta
Cifarelli
Unità Operativa di Cardiologia Interventistica
Azienda Ospedaliera San Camillo – Forlanini, Roma
L’associazione
tra PFO e “ stroke” è stata per la prima
volta dimostrata nel 1877 in un caso autoptico di una giovane
donna (1). Negli anni ottanta la possibilità strumentale
di dimostrare nella pratica clinica , il meccanismo dell’
embolia paradossa attraverso il forame ovale pervio con l’ecocardiografia
transtoracica con contrasto (2,3), ha incrementato l’interesse
per questo problema La questione è diventata di grande
attualità negli ultimi anni grazie all’utilizzazione
sempre più frequente dell’esplorazione transesofagea
(ETE) con contrasto e manovra di Valsala particolarmente sensibili
e specifici nel dimostrare la presenza di shunt dx -sin attraverso
il forame ovale e grazie alla possibilità di chiudere
il PFO con dispositivo impiantato per via per cutanea.I dati
autoptici dimostrano un’abnorme persistenza dalla vita
fetale del forame ovale pervio in un quarto circa della popolazione
generale (4) . La prevalenza di PFO indagata con ETE si aggira
nei soggetti sani intorno al 22-32% ma è significativamente
maggiore nei soggetti di età inferiore a 55 anni con
stroke ischemico criptogenico , circa il 50%. In contrasto la
prevalenza non è così significativamente maggiore
nei soggetti con stroke ischemico di età superiore a
55 anni (5). L’aneurisma del setto interatriale (ASA)
spesso associato a PFO, è stato a lungo considerato un
fattore di rischio di per sé per l’embolia paradossa.
Di recente lo studio SPARC ( Stroke Prevention Assessment of
Risk in a Community ) ha dimostrato che l’ASA incrementa
notevolmente il rischio in presenza di PFO ma non rappresenta
una fonte indipendente di embolia paradossa (6). E’ fondamentale
sottolineare però che la dimostrazione di PFO in pazienti
con presunta embolia paradossa non necessariamente ne identifica
le cause e la diagnosi rimane presuntiva e solo raramente può
essere provata ; sono infatti davvero rare le dimostrazioni
di trombi rimasti a cavaliere del setto interatriale attraverso
il PFO. La possibilità comunque che il PFO possa essere
la via attraverso cui si determini l’embolia paradossa
impone una strategia di trattamento.
Esistono diverse opzioni terapeutiche: terapia antiaggregante,
terapia anticoagulante , chiusura del PFO chirurgica e chiusura
percutanea con dispositivo.
Allo stato attuale sono in corso trials prospettici randomizzati
di confronto tra la migliore terapia medica e la chiusura con
dispositivo, in attesa dei risultati di questi trias non abbiamo
linee guida su quale sia l’opzione terapeutica da preferire.
Lo studio WARSS (Warfarin Aspirin Recurrence Strokes Study )
ha mostrato un elevata incidenza di restroke in due anni in
pazienti con stroke criptogenico sia con warfarin 15% che con
aspirina 17% (7). Studi con i nuovi antiaggraganti piastrinici
sono in corso. La chiusura chirurgica del PFO , non esente da
re-shunt e ricorrenza di eventi è stata soppiantata dalla
chiusura per via percutanea
La popolazione di pazienti con stroke criptogenico non è
comunque una popolazione uniforme, il rischio infatti di restroke
varia molto in base all’anatomia e alla mobilià
del setto interatriale , studi recenti riportano un rischio
di ricorrenza di nuovi eventi cerebrovascolari a 4 anni di circa
il 5.6% nei pazienti con PFO da solo e del 19.2 % nei pazienti
con PFO e ASA Inoltre De Castro e coll. ( 8) hanno riscontrato
un rischio a 3 anni di ricorrenza di stroke di 12.5 % nei pazienti
con PFO considerato ad alto rischio rispetto a quelli con PFO
a basso rischio, 3.3%, definendo alto e basso rischio in base
alla mobilità del setto associato a PFO in condizioni
basali e durante Manovra di Valsalva. Infine dallo studio di
Nedeltchev pazienti con TIA o stroke hanno un rischio di ricorrenza
di stroke annuale del 5.5% che sale al 9.9% se si siano verificati
già molti episodi in un follow up di 29 mesi.
E’ necessario quindi prima di decidere la strategia di
trattamento (9) , stratificare il rischio dei pazienti in base
alle diverse condizioni anatomiche e cliniche
Altri dati anatomici che supportano un aumentato rischio sono
oltre le dimensioni del PFO, l’entità dello shunt
dx sin, ad esempio la rete di Chiari o la persistenza della
valvola di Eustachio che può giocare un ruolo particolare
nella sindrome definita” platipnea orthodeossia “a
causa delle anomalie della gabbia toracica ed il particolare
orientamento spaziale che assume la valvola in ortostatismo
indirizzando verso il forame ovale il flusso della cava inferiore
con conseguente shunt dx sin Altre condizioni cliniche favorenti
sono l’ipertensione atriale dx , l’attività
subacquea e i disturbi genetici della coagulazione come il polimorfismo
genetico protrombotico ( mutazioni del fattore V di leiden,
anticorpi anticardiolipina, deficienza delle proteine C e S,
mutazione della protrombina G20210) Nei pazienti considerati
a maggiore rischio di restroke sarà dunque consigliabile
la chiusura con dispositivo che si è dimostrata efficace
evitando l’uso di anticoagulanti a vita. Considerando,
infatti, un follow up a lungo termine dopo chiusura con dispositivo
, Windecker conclude che questa è la tecnica più
promettente nel ridurre l’incidenza di restroke (10,11)
La
chiusura del PFO con dispositivo
La prima chiusura percutanea di un difetto interatriale è
stata eseguita nel 1974 e riportatata da King nel 1976. Successivamente
Rashkind ha sviluppato un dispositivo definito “clamshell”
successivamente modificata da Lock in “CardioSeal”
e poi “Starflex”. Il primo occlusore Amplatzer per
difetto interatriale, costituito di Nitinol è stato impiantato
nel 1997 e nello stesso anno è stato impiantato un dispositivo
Amplatzer per PFO. Un altro dispositivo con follow up favorevole
è l’Helex con minore contenuto metallico e più
difficile sistema di rilascio. La chiusura del PFO e del PFO
+ ASA viene effettuata durante controllo fluoroscopico ed ecocardiografico
La nostra esperienza riguarda 68 pz con impianto di dispositivo
per PFO :Amplatzer (57 ) e Helex ( 11 ) , durante monitoraggio
ecocardiografico trantoracico e/o transesofageo o con sonda
intracardiaca con cateteri AcuNav Nel follow up (2 m –5
anni) , non sono stati documentati casi di restroke con evidenza
all’RMN cerebrale di nuove lesioni ischemiche
Conclusioni
In conclusione a tuttoggi fino a che non saranno disponibili
i risultati dei trials prospettici di confronto , i dati presenti
in Letteratura (12)suggeriscono la chiusura di PFO con dispositivo
nei pazienti ad alto rischio di nuovi eventi quali pazienti
con numerosi eventi embolici pregressi, con ASA o elevata mobilità
del septum primum, o con tendenza alla trombosi venosa profonda.
Casi particolari sono i subacquei professionisti con sintomi
o evidenza RMN di lesioni ischemiche cerebrali e i pazienti
con sindrome platipnea – orthodeossia.
Il trattamento dell’emicrania con aura con la chiusura
del forame ovale con dispositivo è ancora in via di valutazione
( Studio MISTRAL in corso)
BIBLIOGRAFIA
1)
Cohnheim J. In: Thrombose und Embolie: Vorlesung uber allgemeine
Pathologie. Berlin, germany: Hirshwald, Berlin 1877: 134
2) Lechat P,Mas JL, Lascault G,et al Prevalence of patent foramen
ovale in patient with stroke. N Engl J Med 1988; 318: 1148-1152
3) Webster MWI, Chancelor AM, Smith HJ et al Patent foramen
ovale in young stroke patients. Lancet 1988; 2: 11-12
4) Hagen PT, Scholtz DG, Edwards WD, Incidence and size of patent
foramen ovale during the first 10 decades of live: An autopsy
study of 965 normal hearts. Mayo Clinic Proc 1984; 59: 17-20
5) Cabanes L, Mas JL, Cohen A et al. Atrial sptal aneurysm and
patent foramen ovale risk factors for cryptogenic stroke in
patients less than 55 yars ofa age. A study using transesophageal
echocardiography. Stroke 1993; 24: 1865-73
6) Meissner I, Whisnant JP, Khandheria BK, et al Prevalence
of potential risk factors for stroke assessed by transesophageal
echocardiography and carotid ultrasonography: the SPARC study.
Stroke prevention: Assessment of risck in a Community. Mayo
Clin Proc 1999; 74: 862-869
7) Mohr JP, Thompson JLP, Lazar RM et al For the Warfarin- Aspirin
recurrent stroke study group: A comparision of warfarin for
the prevention of recurrent ischemic stroke New Eng J M 2001;
345: 1444-1451
8) De Castro S, Cartoni D, Fiorelli M, et al Morphological and
functional characteristic of patent foramen ovale and their
embolic implications Stroke 2000;31: 2407-2413
9) Onorato E, Melzi GM, Casilli F et al Patent foramen ovale
with paradoxical embolism : mid term results of transcatheter
closure in 256 patients J interv Cardiol 2003; 16: 43-50
10) Windecker S, Wahl A, Chatterjee Tet al Percutaneous closure
of patent foramen in patients with paradoxical embolism. Long
term risk of recurrent thromboembolic events. Circulation 2000;
101: 893-898
11) Windecker S, Wahl A, Nedeltchev K et al Comparison of medical
tratment with percutaneous closure of patent foramen ovale in
patients with cryptogenic stroke J Am Coll Cardiol 2004; 44:
750-8
12) Yasaka M Y, Otsubo R, Oe H ,Minematsu K, Is stroke a paradoxical
embolism in patients with patent foramen ovale ?
Internal medicine 2005;44 : 434-438