QUANDO, COME E PERCHÉ ESEGUIRE UN ECOCARDIOGRAMMA TRANSESOFAGEO

P. Caso, P. De Gregorio, S. Comenale Pinto, S. Severino,
D. Cardaropoli, R. Calabrò, N. Mininni

Diagnostica non invasiva, Divisione di Cardiologia Cattedra di Cardiologia II Università di Napoli,Dipartimento di Cardiologia, Azienda Ospedaliera Monaldi


Introduzione
L’esame ecocardiografico transesofageo (ETE) è stato proposto per primo da Frazin nel 19761. Tale esame è nato dall’esigenza di superare i limiti dell’ecocardiografia transtoracica (ETT) legati a fenomeni di aumentata impedenza acustica quali: obesità, enfisema polmonare, deformazioni toraciche, interposizione di materiale protesico o presenza di ventilazione meccanica assistita. Inoltre, la metodica transesofagea, per la stretta vicinanza dell’esofago alla superficie posteriore del cuore, permette di visualizzare in modo ottimale le strutture cardiache poste in profondità, quali atri, auricole, setto interatriale, vene polmonari, valvole atrio-ventricolari ed aorta toracica, in genere mal visualizzate dall’ETT.

Indicazioni per l’ecocardiografia transesofagea
Molteplici sono le indicazioni cliniche per eseguire un ETE; tra le più comuni ricordiamo la stratificazione del rischio embolico in pazienti affetti da fibrillazione atriale prima di sottoporli a cardioversione, la ricerca di possibili sorgenti di emboli sistemici, lo studio delle valvulopatie la valutazione dell’endocardite infettiva. Anche la cardiochirurgia si avvale delle utili informazioni fornite dall’ETE soprattutto nella valutazione della dissezione aortica, delle protesi valvolari impiantate e nel monitoraggio intra e postoperatorio.

Cause cardiache di embolismo
L’ETE è utile in caso di fibrillazione atriale non valvolare valutando il rischio embolico mediante la visualizzazione dell’ecocontrasto spontaneo e di trombi in atrio sinistro e in auricola sinistra, la valutazione delle velocità flussimetriche Doppler in auricola sinistra e la ricerca di placche ateromasiche in aorta2,3. Infatti l’ETE in pazienti con fibrillazione atriale prima della cardioversione ha dimostrato la presenza di trombi in atrio ed auricola sinistra nel 5-15% dei casi4.
Nello stroke criptogenetico giovanile riveste particolare interesse la ricerca di forame ovale pervio per il possibile passaggio di trombi da destra a sinistra attraverso il forame ovale durante manovra di Valsalva o in caso di aumento di pressione a destra. L’associazione tra forame ovale pervio ed aneurisma del setto interatriale è correlato a maggior rischio di stroke. Molti studi hanno dimostrato che l’ETE può definire la presenza di forame ovale pervio sulla base del numero massimo di microbolle visualizzabili in atrio sinistro in tre cicli cardiaci, dopo aver iniettato mezzo di contrasto in atrio destro. Il rischio embolico in pazienti con forame ovale pervio è strettamente correlato al numero di microbolle, e questo consente un migliore management terapeutico.

Endocarditi
Nei casi di sospetta endocardite, oltre al riconoscimento microbiologico, l’ecocardiografia rappresenta l’indagine di prima scelta per confermare il sospetto diagnostico. L’ecocardiografia consente di visualizzare ed analizzare le vegetazioni sia su valvole native che protesiche, e le principali complicanze. Inoltre, essa può fornire indicazioni prognostiche e terapeutiche medico-chirurgiche. Per le valvole native, la sensibilità dell’ETE nei confronti di vegetazioni di dimensioni < 5 mm è di circa il 90% rispetto al 60% del ecocardiografia transtoracica5,6,7. Questa metodica ha una sensibilità maggiore anche in casi di sospetta endocardite su protesi valvolare (85% versus 36% dell’ETT), al punto da essere considerata l’indagine di primo livello8,9. Al pari della sensibilità, anche la specificità dell’ETE è superiore a quella dell’ETT, ciò riduce la probabilità di falsi positivi dovuti alla presenza di tralci di fibrina (strands) confusi per ispessimenti non specifici valvolari, rottura e/o ridondanza di corde tendinee. Da non sottovalutare il ruolo della metodica nelle studio delle complicanze dell’endocardite quali formazioni ascessuali, fistole, pseudoaneurismi, perforazioni valvolari, flail dei lembi o deiscenze delle protesi valvolari che richiedono indicazione assoluta ad intervento chirurgico precoce.

Protesi valvolari
Le protesi valvolari si dividono in biologiche e meccaniche, le prime sono ulteriormente divise in omologhe ed eterologhe, le seconde si dividono in valvole a palla, monodisco e bidisco. L’ETE è usato routinariamente per valutare le protesi valvolari sia al momento dell’impianto sia per seguirne la loro funzionalità nel tempo e l’eventuale insorgenza di complicanze. In caso di disfunzione valvolare l’ETE è utile nella diagnosi differenziale tra stenosi protesica mitralica lieve e/o moderata, ed eventuali cause reversibili di stenosi come trombosi protesiche, vegetazioni endocarditiche ed anomalie strutturali delle protesi. Per quanto riguarda le complicanze la metodica rende possibile l’identificazione di fenomeni di tromboembolismo, trombosi e fibrosi sul lato atriale della valvola in posizione mitralica, deiscenza valvolare, endocardite coinvolgente l’anello valvolare e l’ascesso perivalvolare10.

Monitoraggio intraoperatorio
L’ETE in sede intraoperatoria è utile per valutare lo stato di ipotensione, di ridotta gittata cardiaca e i problemi relativi a valvolulopatie, soprattutto durante interventi di sostituzione aortica e di plastica mitralica. Nello stato di ipotensione inspiegata l’ETE può evidenziare possibili cause rappresentate dalla disfunzione sistolica del ventricolo sinistro o destro, dall’ipovolemia o dall’ostruzione del tratto di efflusso. Inoltre, consente di formulare la diagnosi di ipovolemia evidenziando una riduzione delle cavità ventricolari associata ad una funzione sistolica ipercinetica, fornendo utili informazioni sulla necessità di aumentare l’introduzione di liquidi11. Nello studio intraoperatorio di pazienti con sostituzione valvolare aortica l’ETE è utile per valutare l’ipertrofia concentrica del ventricolo sinistro che si sviluppa come meccanismo compensatorio. Particolare interesse riveste lo studio della valvola mitrale durante interevento di plastica valvolare. Infatti, l’ETE, consentendo un accurato studio delle caratteristiche anatomiche e funzionali della valvola e dell’apparato sottovalvolare, fornisce al cardiochirurgo informazioni necessarie a programmare il tipo di intervento per ottenere un buon successo operatorio12. L’ETE è utile per escludere eventuali complicanze durante l’intervento di valvuloplastica mitralica e il management post chirurgico, quali insufficienza mitralica, spostamento del lembo anteriore mitralico, deiscenza dell’anello, perforazione dei lembi, stenosi mitralica, disfunzione regionale del ventricolo sinistro, e disfunzione globale del ventricolo sinistro e/o destro.

Valvuloplastica mitralica
La valutazione all’ETE del paziente con stenosi mitralica canditato a valvuloplastica mitralica percutanea comprende lo studio dell’atrio e dell’auricola sinistra per escludere la presenza di trombi, e la quantizzazione dell’insufficienza mitralica, che se di grado moderato (>2 +) controindica la procedura. Inoltre, possono essere meglio indagate la mobilità, le calcificazioni e l’ispessimento valvolare, oltre al coinvolgimento dell’apparato sottovalvolare. I dati forniti dall’esame consentono di predire il successo della valvuloplastica a seconda dello score di Wilkins raggiunto; infatti, per un punteggio <8 ci sono alte possibilità di ottenere un buon risultato, cosa che non accade per uno score ==813. Durante valvuloplastica mitralica, la tecnica è comunque utile in casi selezionati per limitare l’esposizione a radiazioni ionizzanti (donne in gravidanza).

Aorta
Malattia aterosclerotica dell’aorta L’ecocardiografia rende difficile lo studio dell’aorta toracica, per cui spesso si richiede un approfondimento diagnostico mediante ETE. Una delle indicazioni è rappresenta dallo studio della malattia ateromasica dell’aorta in pazienti con stroke criptogenetico. Rispetto all’aortografia, alla TC e alla RMN, l’ETE ha una migliore risoluzione delle immagini ed è in real-time. Essa consente di visualizzare le placche aterosclerotiche, di studiarne la morfologia, la mobilità e l’effetto emodinamico. Un maggiore rischio di stroke è correlato non solo alle dimensioni delle placche (>4-5 mm), ma soprattutto alla loro mobilità, all’evidenza di ulcerazioni ed alla protusione nel lume aortico14-18.
Una delle classificazioni della malattia ateromasica aortica individua 5 gradi corrispondenti rispettivamente: 1) minimo ispessimento intimale, 2) ispessimento intimale esteso, 3) ateroma sessile < 4 mm, 4) ateroma protudente = 4 mm e 5) ateroma mobile o ulcerato. Gli ultimi due tipi di lesione sono associati ad un rischio quattro volte maggiore di embolizzazioni periferiche rispetto al primo tipo10. Altra condizione in cui può essere dirimente l’apporto diagnostico dell’ETE è rappresentata dall’ulcera penetrante dell’aorta a seguito di un’ulcerazione di una placca aterosclerotica che eroda la lamina elastica fino alla media dell’aorta. Le complicanze cui frequentemente si va incontro in questa situazione sono rappresentate dalla rottura aortica transmurale, dall’ematoma intramurale, dallo pseudoaneurisma dell’aorta toracica o dalla vera e propria dissezione. Il tratto maggiormente interessato è l’aorta discendente, maggiormente colpito da fenomeni di aterosclerosi. La sintomatologia che accompagna questa patologia è caratterizzata da dolore toracico improvviso19,20.

Dissezione aortica Altra condizione in cui l’ETE trova ampia indicazione è la dissezione aortica, dal momento che rispetto ad indagini quale la TC e la RMN l’ETE è un esame dalla rapida esecuzione, anche in unità di emergenza e/o terapia intensiva, dai bassi costi e consente non solo lo studio dell’aorta ma contemporaneamente anche del cuore e dei vasi che nascono dall’aorta, con la possibilità di individuare rapidamente le complicanze legate a questa patologia.
La caratteristica anatomopatolgica tipica della dissezione aortica è il flap intimale, che si evidenzia in oltre il 90% dei casi, che appare ecocardiograficamente come un’eco lineare all’interno del lume aortico, così suddiviso in un vero lume ed uno falso, distinguibili per le differenze che si registrano sia al color Doppler (evidenza di flusso) che in scala di grigi (contrasto spontaneo). Le classificazione della dissezione aortica più seguite sono quella di DeBakey e quella di Stanford, entrambe basate sulla localizzazione del flap intimale. La prima distingue tre tipi: il tipo I e II, nei quali l’origine del flap è localizzata in aorta ascendente, il I con estensione fino all’arco, il II confinato all’aorta ascendente, ed il tipo III con origine del flap in aorta discendente ed estensione distale. Secondo la classificazione di Stanford, distinguiamo il tipo A, che coinvolge l’aorta ascendente indipendentemente dalla localizzazione del flap, che richiede un intervento in emergenza, ed il tipo B con origine del flap oltre l’origine dell’arteria succlavia sinistra, che può essere trattata anche farmacologicamente19,20.

Cardiopatie congenite
Un’indicazione importante è la valutazione di cardiopatie congenite sia in età pediatrica sia in età adulta in quanto spesso la finestra transtoracica è inadeguata ad una definizione diagnostica. Le principali indicazioni sono lo studio del setto interatriale per la chiusura di difetti interatriali con procedura interventistica mediante impianto di device ad ombrello, la ricerca di ritorni venosi anomali polmonari, la persistenza della vena cava superiore sinistra e le complicanze postoperatorie (distacco di patch, shunt in Fontan, stenosi in Mustard).

Preparazione del paziente
La preparazione del paziente prevede almeno quattro ore di digiuno prima della procedura e successivamente consiste nel fornire un’adeguata informazione sulla procedura e sui rischi ad essa legati, al fine di ottenerne il consenso informato. L’anamnesi deve essere rivolta sia ad indagare sulle indicazioni dell’esame sia soprattutto individuare possibili controindicazioni all’esecuzione dell’esame; tra queste attenzione particolare va rivolta a patologie del tratto gastroenterico, tra cui cause che ostacolano in passaggio della sonda in esofago, diverticolo esofagei, sanguinamento gastro-intestinale. Bisogna indagare su eventuali terapie intraprese dal paziente, in particolare terapie anticoagulanti, al fine di modificare la terapia per ridurre al minimo il rischio di sanguinamento, uso di sedativi e/o tranquillanti, che potrebbero fare interferenza con i farmaci usati nella sedezione del paziente durante l’esame. Importante prima di iniziare la procedura è dotare il paziente di un accesso venoso, sia per la somministrazione di farmaci per la sedazione sia per l’eventuale somministrazione di mezzo di contrasto (soluzione salina agitata) in particolari indicazioni (forame ovale pervio, difetto interatriale).

Intubazione esofagea
Prima dell’introduzione della sonda bisogna rimuovere eventuali protesi dentarie e/o orali. In alcuni casi può essere utile somministrare ossigeno attraverso una cannula nasale. Si può ricorrere ad un’anestesia locale con farmaci quali la benzocaina o la lidocaina. Per la sedazione del paziente si preferisce utilizzare il midazolam. Nei casi più difficili si può ricorrere alla consulenza di un anestesista che fornisca assistenza per la sedazione e l’introduzione della sonda. L’ispezione della sonda è importante prima dell’introduzione al fine di verificarne l’integrità. Altra manovra da effettuare è l’ispezione del cavo orale. Successivamente il paziente deve assumere la posizione in decubito laterale sinistro flettendo leggermente il capo (collo) in avanti, al fine di facilitare il passaggio della sonda. La sonda deve essere introdotta con una leggera flessione anteriore. L’introduzione deve avvenire gradualmente, senza forzare in caso di resistenza. Una volta in esofago la maggior parte dei pazienti tollera discretamente la procedura, consentendo il completamento dell’esame.

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Immagini


Trombo in auricola sinistra.
Ecocardiografia transeofagea, posizione esofago medio, sonda multiplana a 27°, con visualizzazione di atrio, ventricolo ed auricola sinistra. Si evidenzia protesi meccanica in sede mitralica. L’atrio sinistro appare dilatato e con marcati fenomeni di econtrasto spontaneo dovuti al rallentamento del flusso in atrio sinistro. Si evidenzia trombo stratificato in auricola sinistra