L'ECOGRAFIA INTRACARDIACA: INDAGINE UTILE, INUTILE O SUPERFLUA?

Rodolfo Citro, Filippo Gatto, Luigi Petraglia, Giovanni Gregorio.
Dipartimento Cardiovascolare ASL SA 3 U.O. Utic-Cardiologia Ospedale San Luca Vallo della Lucania

Negli ultimi anni si sono resi disponibili due sistemi per l'esplorazione intracardiaca bidimensionale con ultrasuoni: uno con sonda meccanica e l'altro con trasduttore elettronico phased array.
Il sistema meccanico è costituito da un singolo trasduttore rotante 9 MHz montato alla punta di un catetere 8 Fr. e protetto all'estremità da una guida sonolucente, che ne evita il diretto contatto con le pareti cardiache, preliminarmente riempita con 3-5 cc di acqua sterile e connesso ad un ecografo (Boston Scientific Corporation). Questa modalità permette di ottenere immagini su un piano di sezione perpendicolare a quello dell'asse lungo del catetere e consente una ricostruzione tridimensionale delle immagini ottenute.
L'altro sistema è basato su un trasduttore phased array a 64 elementi che opera ad una frequenza variabile tra i 5,5 ed 10 MHz e montato su un catetere 10 Fr. (Acuson Corporation). Con questa modalità è possibile ottenere immagini su un piano longitudinale, in un settore compreso in un angolo di 90°, con una penetrazione radiale di circa 4 cm. Questo catetere attualmente non consente una ricostruzione tridimensionale ma permette una eccellente profondità delle immagini fino a 12 cm che consentono una visione dettagliata anche delle strutture cardiache distanti dall'atrio dx.
L'ecografia intracardiaca (ICE) attualmente trova due importanti campi di applicazione rappresentati dall'elettrofisiologia e dall'emodinamica interventistica.

ICE ed elettrofisiologia interventistica.
L'ultimo decennio è stato caratterizzato da un'autentica rivoluzione nell'approccio, diagnosi e trattamento delle aritmie rappresentato dall'elettrofisiologia interventistica. Si è progressivamente moltiplicato il ricorso alle tecniche di mappaggio e di ablazione con radiofrequenza di loci ritenuti il substrato aritmico di diverse forme di tachicardia sopraventricolare e ventricolare. Durante tali procedure ICE permette:
1. il riconoscimento di specifici siti anatomici (setto interatriale, seno coronarico, valvole venose cardiache, triangolo di Koch, cresta terminale, istmo cavo-tricuspidale, orifizi delle vene polmonari, tratto di efflusso del ventricolo sinistro) non facilmente identificabili con la fluoroscopia che è generalmente impiegata;
2. la verifica del corretto posizionamento dei cateteri mappanti e ablatori nonché la loro aderenza all'endocardio;
3. la verifica della lesione prodotta dalla radiofrequenza;
4. il monitoraggio di complicanze (lesioni crateriformi, versamento pericardico, ecc).

Di seguito verrà brevemente discusso per quali strutture anatomiche e perché l'impiego di ICE può risultare vantaggioso.
ICE permette la visualizzazione del setto interatriale nel quale si distingue facilmente la fossa ovale come una porzione assottigliata centrale. Il riconoscimento della fossa ovale risulta particolarmente vantaggioso perché è una struttura non sicuramente identificabile con la fluoroscopia che può interessare l'elettrofisiologo nei casi in cui si renda necessario il ricorso alla puntura transettale per quelle procedure invasive che prevedono il posizionamento di cateteri in atrio sinistro (per esempio l'isolamento degli osti venosi polmonari nella fibrillazione atriale, l'ablazione di vie accessorie parasettali o localizzate a sinistra). A tale proposito si deve tenere presente che la visualizzazione dell'ago di Brockenburg che tende la fossa ovale è una peculiarità unica di ICE e mette al riparo da temibili complicanze coma la puntura accidentale della radice aortica o della parete atriale.
Il seno coronarico (CS) è una piccola struttura tubulare situata tra lo sbocco della vena cava inferiore e la valvola tricuspide che raccoglie le grandi vene cardiache. Il CS è di interesse per l'elettrofisiologo sia per procedure ablative che per il posizionamento di pacemaker adatti alla stimolazione biventricolare (stimolazione del ventricolo sinistro) come terapia di resincronizzazione nei casi di insufficienza cardiaca avanzata. L'ICE è utile sia per identificare varianti anatomiche che per guidare il posizionamento dei cateteri all'orifizio o all'interno del CS.
ICE permette il riconoscimento di particolari strutture cardiache come la valvola di Eustachio che separa l'orifizio della vena cava inferiore ed il seno coronarico, la valvola di Tebesio all'orifizio del seno coronarico e la valvola di Vieussens sita a livello dello sbocco delle grandi vene in seno coronarico.
L'identificazione del triangolo di Koch (delimitato anteriormente dal lembo settale della tricuspide, inferiormente dall'orifizio del CS e medialmente dal tendine di Todaro che và dalla vena cava inferiore alla muscolatura settale) è fondamentale sia per l'ablazione a livello del corpo fibroso delle vie accessorie a lenta conduzione nelle tachicardie da rientro, sia delle cosiddette vie a conduzione rapida generalmente site all'apice di questa particolare zona.
Nella parete laterale dell'atrio destro è visibile anche la cresta terminale, una struttura iperecogena a forma di C che origina dal setto e passa anteriormente all'orifizio della vena cava superiore per poi ripiegare in avanti e verso destra. Circa 2/3 delle tachicardie atriali sembrano avere origine dalla cresta terminale per cui la visualizzazione diretta di queste strutture rende più efficaci le procedure di ablazione soprattutto nei casi di tachicardia sinusale inappropriata.
L'istmo cavo-tricuspidale che va dall'orifizio della vena cava inferiore alla valvola tricuspide forma una zona critica di rallentata conduzione nel circuito di rientro che si realizza nel flutter atriale e rappresenta il principale target anatomico nelle procedure di ablazione per questa aritmia.
Recenti studi hanno mostrato che l'ostio delle vene polmonari comprende isole di tessuto di varia composizione istologica che hanno un ruolo nella genesi e nel mantenimento della fibrillazione atriale, ne deriva che "l'isolamento" elettrico degli osti venosi polmonari mediante ablazione transcatetere si è dimostrato utile nel prevenire le recidive di FA. In questo tipo di procedure ICE permette di visualizzare gli osti delle vene polmonari, di verificare la posizione ed il contatto del catetere ablatore e, di valutare l'eventuale insorgenza di una temibile complicanza rappresentata dalla stenosi degli orifizi venosi polmonari. E' possibile infatti, con il Doppler, sia monitorare il flusso attraverso gli orifizi che misurarne l'ampiezza prima e dopo la procedura di ablazione.
Il tratto di efflusso del ventricolo sinistro (LVOT) può essere il substrato aritmico di alcune forme di tachicardia ventricolare idiomatica. Il posizionamento del catetere ICE nella porzione anteriore del setto interatriale o nel'infundibolo ventricolare destro permette di visualizzare chiaramente l'efflusso sinistro e definire la posizione del catetere ablatore e la sua distanza dalla radice aortica e dall'origine dei vasi coronarici.

ICE ed emodinamica interventistica.
L'impiego di ICE si è dimostrato utile durante le procedure di posizionamento di particolari device quali gli "ombrellini" (Amplatzer Septal Occluder) impiegati per la chiusura del difetto interatriale specie tipo ostium secundum. ICE consente di calcolare con precisione le dimensioni ortogonali del difetto e di scegliere l'opportuna dimensione dell'ombrellino nonché di stimare l'estensione del setto non coivolto dal difetto su cui andrà ad ancorarsi l'ombrellino. Oltre che in questa fase preliminare, ICE è utile nel monitoraggio della procedura con il vantaggio rispetto ad altre metodiche di imaging come l'ecocardiografia transesofagea di evitare l'anestesia del paziente.

In conclusione sia nel campo dell'elettrofisiologia clinica che in particolari procedure di emodinamica ICE sembra divenire sempre più una metodica promettente al fine di coniugare le conoscenze fisiopatologiche con quelle anatomiche e rendere più efficaci e sicure le procedure interventistiche. Un altro vantaggio da non sottovalutare è rappresentato dalla possibilità di ridurre significativamente l'esposizione alla fluoroscopia con notevole risparmio della dose di radiazioni assorbite e conseguente riduzione del rischio oncogenico associato sia per i pazienti che per i medici.


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